Luz

Meno d’un vuoto guscio di mandorla,
consumato con fede sulla pietra,
orlato e fischiante
tra i denti di un bambino.

In un giorno festoso di fine inverno ricordo…

In un giorno festoso di fine inverno, ricordo strofinavamo sulla pietra dura la mandorla racchiusa nel suo guscio, fino a consumarla nel centro panciuto (omphalos), da entrambi i lati. Dopo averne estratto il seme amaro, il guscio divieniva un fischietto da tenere tra le labbra e i denti, per noi bambini festosi.

Trapassato, da parte a parte, il piccolo strumento risuona del suo vuoto, intorno al respiro che l’attraversa, in entrambe le direzioni. Solo il pensarci mi rinnova ricordi e promesse, ogni volta dimenticate, riguardo al tempo che resta.

Mi ha colpito, a fine estate, vedere i mandorli spogli, con i loro frutti appesi, come dolori antichi.

Come immaginare un’altra primavera?