Diagnosi precoce pan-cancer con microbiopsia liquida.

Hallmark Circulating Tumour Associated Cell Clusters Signify 230 Times Higher One-Year Cancer RiskAnantbhushan Ranade, Amit Bhatt, Raymond Page, Sewanti Limaye, Timothy Crook, Dadasaheb Akolkar and Darshana PatilCancer Prev Res September 21 2020 DOI: 10.1158/1940-6207.CAPR-20-0322

Pubblicato su Cancer Prevention Research del 21 settembre 2020, un importante studio frutto di una collaborazione internazionale imperniata sul Datar Cancer Genetics (India), che ha dimostrato che è possibile identificare individui sani con un rischio più elevato di cancro sulla base di un semplice prelievo di sangue. Lo studio riporta che uomini e donne di mezza età,  apparentemente normali e asintomatici, senza una storia di cancro ma con gruppi rilevabili di cellule tumorali circolanti nel sangue correlate a più forme  tumorali  (C-ETACs) hanno un rischio 230 volte maggiore di sviluppare il cancro nell’anno successivo, rispetto agli individui in cui tali cluster non erano rilevabili nei campioni di sangue.
I ricercatori hanno sottoposto a screening più di 10.000 individui asintomatici per il rilevamento di C-ETAC e successivamente hanno seguito questi individui per un periodo di un anno. Allo stesso tempo, è stato studiato anche il sangue di oltre 4000 pazienti affetti da cancro con vari tumori maligni (“tumori degli organi solidi”). I risultati dello studio hanno rivelato che C-ETAC erano quasi invariabilmente trovati nei pazienti affetti da cancro (> 90%) ma erano estremamente rari (<5%) in individui asintomatici e che non avevano avuto diagnosi dicancro. Successivamente, nel corso di un anno di follow-up, al 3,475% degli individui normali positivi a C-ETAC sono stati diagnosticati vari tipi dicancro rispetto allo 0,015% degli individui negativi a C-ETAC.
La diagnosi precoce del cancro e la stratificazione del rischio di individui apparentemente normali  costituisce  una sfida importante  per la sanità pubblica. Ogni anno 9,6 milioni di persone in tutto il mondo muoiono di cancro, principalmente a causa di una  diagnosi tardiva. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel suo Rapporto 2014 ha individuato la diagnosi precoce come un  suo obiettivo principale.
La tecnologia di rilevamento C-ETAC e il test sono sviluppati dal Datar Cancer Genetics utilizzando un approccio innovativo per la distruzione selettiva di cellule non cancerose nel sangue per la raccolta di C-ETAC. L’accuratezza del test è del 95,6% e copre più di 20 tumori tra cui seno, polmone, ovarico, stomaco, pancreas, colon e prostata.

Natural medicine in epidemic The article Phytotherapic…

Natural medicine in epidemic.

The article “Phytotherapic compounds againstcoronavirus: possible streams for future research” by Michele Antonelli et al ( Phytotherapy doi:10.1002/ptr.6712) raises a topic of extraordinary importance for western medicine, in a pandemic period, where many elements of reality are affected by wide uncertainty, and in particular when:
1) the nosological characteristics of coronavirus disease remains uncertain ;
2) and is not available a therapy to reduce the symptomatology and/or to interrupt the evolution of the disease.
Waiting for a greater clarification of the nosologic framework by the WHO, it could be important to purpose a treatment of the positive tested subjects (from whom 80% are asymptomatic and 15% affected by a general symptomatology like cough and fever).
So, which therapy can be considered more effective and less loaded with side effects?
I want to reinforce the message of the Authors, remembering that high-profile research based on randomized trials has in the past highlighted the clinical benefits of traditional Chinese medicine, both in the improvement of symptoms and in the shortening of the course of the SARS.
In particular, during the SARS epidemic, a controlled study conducted in Hong Kong on 1063 hospital workers treated with herbal formulas vs 15,374 untreated hospital workers, produced excellent results: no worker in the first group contracted SARS against n.64 affected by SARS in the second group (P = 0.035; Lau J et al. J. Alternat. Complement. Med. 2005; 11: 49-55).
Starting from these premises, I believe it is possible to prepare, in the shelter of the oldest natural medical tradition that has survived over time, a strategy of prevention (in the asymptomatic phase) and treatment (in the initial phase of the symptomatology) to contrast, in a natural and personalized way, with little risk of side effects, the evolution of coronavirus disease.
This strategy, in the hands of expert doctors, could be adapted to individual patients, in consideration of pre-existing pathologies, choosing from the plants that have proven to be most effective (Luo Hui, 2020).
I believe that, in the convergence of the oldest knowledge and the most recent scientific evidence, the best answer to this subtle epidemic can be identified and to be proved.

Quattro domande in cerca di risposte

A cavallo del capodanno cinese 2020, si è verificato un picco di mortalità per patologie respiratorie nella città cinese di Wuhan, dove vivono 11 milioni di persone. L’evento è stato gestito con relativa efficacia in Cina e in oriente, ma sta avendo una ricaduta straordinaria sul mondo occidentale.Un aspetto che non si può non cogliere riguarda il fatto che l’evento in questione, è stato accompagnato da una notevole “infodemia”, della quale riconosco essere stato afflitto anch’io.
Tra la fine di gennaio e i primi di marzo ho dedicato un numero imprecisato di ore nella lettura di articoli scientifici, segnalati da virologi d’ogni parte del mondo, apparentemente affidabili, ed ho cercato di capire quali nuovi pericoli minacciavano la salute dell’umanità, contribuendo in tal modo ad allertare molti colleghi sul rischio di una pandemia, che è poi stata effettivamente dichiarata dall’OMS.
Tuttavia, continuando a studiare i dati emergenti ho maturato via via un convincimento, divergente da quello del mainstream, che consiste nel considerare innocente il SARS-CoV-2 dei danni che gli sono affibbiati, fino a prova contraria. E mi sono messo pertanto alla ricerca di una prova che mi faccia ricredere, ma fino ad ora ho fallito.
Ho il sospetto invece che il mondo iperconnesso nel quale viviamo, e che permette una diffusione al grande pubblico in tempo reale e senza quasi barriere, di quanto viene elaborato in ambito scientifico, sia l’ideale per la manifestazione di notizie alterate, veicolate da giornali, televisioni, social network, virologi in cerca di notorietà. La probabilità che ciò avvenga è a parer mia niente affatto trascurabile e tale da non suscitare stupore se ne dovesse risultare un allarme generalizzato, tale da alimentare e diffondere paura, se non paranoia.

La diffusione di un allarme del genere, se relativo ad una nuova malattia, non sarebbe in grado di produrre un impatto significativo sul tipo di misure adottate dai singoli governi? Tale impatto non sarebbe variabile in relazione allo stato di tranquillità, solidità e sicurezza preesistente nei diversi Stati? Nei paesi nei quali minore é il prestigio e l’indipendenza delle istituzioni scientifiche, non si realizzerebbero forse i danni maggiori?

Ma questa è solo una parte del problema. Non ci sarebbe forse anche spazio, nelle condizioni emergenziali, per attori privi di scrupoli per affermare i propri interessi? Ma essendo io più interessato all’ambito sanitario, mi sento di porre alcune domande specifiche su di esso:

Alla luce del comportamento tenuto dall’OMS:

1) Le pratiche correntemente impiegate per dare nome ad una nuova malattia infettiva, sono da considerarsi sufficientemente valide ?

2) La gestione di una emergenza sanitaria da parte della protezione civile, che preveda il conteggio quotidiano publico “in real time” dei soggetti deceduti è cosa seria o non invece un amplificatore di panico collettivo?

3) A quale pregiudizio percettivo nei confronti di COVID-19 abbiamo assistito in questi mesi nel mondo politico, nei media e nel pubblico? E quali cause lo hanno alimentato?

4) E’ stato presente, in questi mesi, nei confronti di COVID-19, un pregiudizio cognitivo in ambito scientifico?

Ecco, se ci si volesse cimentare nel cercare risposte a questo tipo di domande, con maggiore impegno della forsennata opera di scrittura di sempre nuove ordinanze e di esecuzione crescente di tamponi, avremmo forse qualche strumento in più per uscire dall’emergenza economica, politica ed antropologica nella quale oggi 23 aprile 2020, il nostro amato Paese, si trova precipitato.

Buona Festa di Liberazione.

Tecnica mnemonica Basta un lieve profumo di …

Tecnica mnemonica.

Basta un lieve profumo di “realtà” per ricordare un’intera città.

Esempio: un uomo va al mercato. Sua moglie gli ha chiesto di comprare:
a) zucchine
b) patate
c) cappuccina
d) sedano
e) banane

Come fa il nobiluomo a ricordarsene?

Non so quale metodo impiegate voi, quanto a me procedo nel modo seguente:

step n.1 – trasformo gli oggetti da ricordare in sillabe : ZU – PA – CA- SE- BA;
step n.2 – dò significato alla serie di sillabe, come di seguito: “zuppa” “case ” “bari”
step n.3 – l’ultimo passaggio consiste in un salto psico-emozionale e sensoriale : immagino l’odore della zuppa che sale dalle case di una via della città di Bari.

Ne sento salire l’odore fino all’ippocampo, indovarsi nella memoria più profonda e lì restare finchè non ci sarà bisogno di recuperarla.

Provate anche voi, funziona.

La coscienza e gli Argonauti della noosfera

“La coscienza collega il nostro io con le esperienze degli eventi e ci consente di comprendere la nostra esistenza come entità pensante, rendendoci responsabili delle nostre azioni” – scrive Rita Levi-Montalcini (2004), intendendo per coscienza uno “stato di consapevolezza della nostra esistenza come entità individuale”.

Se questa è la funzione che RL-M attribuisce alla coscienza, resta da conoscere dove tale funzione si svolge. RL-M insiste sul fare riferimento al lobo limbico e alle strutture sottocorticali e diencefaliche del cervello (il circuito di Papez) quali “strutture deputate all’elaborazione ed estrinsecazione dell’emozione, e cioè di uno stato affettivo che esplica un ruolo di fondamentale importanza per la sopravvivenza dell’individuo e della specie”.  Il sistema limbico, per questa funzione, é visto dunque come una sorta di apparato rice-trasmittente, per la coscienza,  del flusso continuo di dati emergenti  dagli stati emozionali.

Ecco, io ritengo che la funzione della coscienza individuale sia sempre orientata alla sopravvivenza della specie. Ed in questa funzione le emozioni esercitano un ruolo guida. Orbene, le emozioni si manifestano in modo universale nelle diverse specie, uniformemente ripetitive nella singola specie e talvolta nella comunità di appartenenza, ma hanno un risvolto di unicità nell’individuo, a motivo del come (dell’abitudine alla quale) la coscienza ha avuto modo di conformarsi nel suo costante interagire nel tempo.

Perché ciò accade? Perché la funzione della coscienza è di operare, in continuità, per l’unificazione dell’esserci (spazio-temporalmente), del conoscere e dell’ agire, secondo criteri umanamente riconoscibili di bellezza, verità e giustizia, in armonia con la libertà di scelta e l’autenticità di espressione. Cose queste ultime che risultano connesse, per l’appunto, con l’unicità dell’individuo, che di per sé può essere coraggioso o pavido, ma resta sempre un essere umano, degno di vivere libero, perché tale è stato creato.

Riguardo al ruolo delle emozioni RL-M ci ricorda che esse “sono armoniosamente coordinate sia quando si esplicano nell’attacco all’oggetto che ha provocato la reazione emotiva, sia quando si traducono nella fuga” (il famoso fight or fight di W.B. Cannon).

La forma di combattimento tuttavia, a parer mio, può essere anche nonviolenta, o persino ridursi ad una forma di semplice espressione vitale. In tal caso il semplice restare, insistere, perseverare in una posizione dettata da una buona coscienza, costituisce una necessità spirituale, un atto che indica un restare umani, piuttosto che una forma di resistenza attiva o passiva ad un’autorità, di questi tempi perseguibile da una legge disumana, non in grado di riconoscere il diritto alla cura delle necessità spirituali, al soddisfacimento delle quali, insisto, la coscienza si orienta nell’indicare la rotta più giusta per la sopravvivenza della specie, in accordo con il restante della Creazione.

Non è sempre stato questo il fine di ogni spedizione verso l’ignoto degli Argonauti d’ogni tempo?

Non è questo il “vello d’oro” capace di scrutare l’orizzonte e riportarci a casa?

Non è questo il compito attuale degli Argonauti della noosfera?

La bussola dell’esistenza non è forse la coscienza?

È mia radicata convinzione che la funzione della…

È mia radicata convinzione che la funzione della coscienza sia quella di far sì che il vivere umano si conformi all’armonia dell’intera Creazione, stabilendo per ogni singolo individuo un ritmo vitale unico, uniforme e universale, così da dare senso all’esistenza di ognuno. Unico, sul piano della realizzazione del progetto umano individuale, uniforme, per quanto attiene all’espressione dei parametri vitali (ritmo cardiaco, respiratorio e cerebrale), universale, nell’adesione ai bisogni evolutivi della specie e dell’ambiente nel quale ci è stato dato di nascere.

Ne discende che una buona coscienza, a parer mio, risulta essere elemento primario per il manifestarsi di un autentico stato di buona salute. E che ogni scelta che porti a sostenere il mantenimento di una buona coscienza porta di per sé anche uno stato di salute sul piano fisico, psichico e spirituale.

Da questa premessa è facile comprendere perché il 27 marzo 2020, alle ore 16.30, ero in piazza San Pietro, nonostante non avessi ricevuto alcun invito, pubblico o personale ad esserci. La necessità spirituale che mi ci aveva portato era naturalmente emersa da un bisogno profondo che mi spingeva ad essere là dove il mio cuore desiderava/poteva/doveva essere. La’ dove un uomo ‘solo’ di lì a poco, avrebbe fatto comprendere al mondo intero quanto dolorosa potesse essere la solitudine dello Spirito.

Pioveva, ma ero fermamente, intenzionato a restare lì, in preghiera personale, in compagnia dei Salmi, in attesa dell’arrivo del Papa e della sua benedizione dal vivo. Purtroppo l’interpretazione della Legge da parte della Polizia di Stato è stata del tutto differente: mi hanno dapprima multato (in quanto i DPCM Conte, a loro dire, non prevedono, tra le giustificazioni  agli spostamenti le necessità spirituali), quindi fermato, con modi bruschi (ammanettato), ai quali non era possibile resistere, pur volendo con tutto me stesso, e pacificamente s’intende, continuare a restare dove mi trovavo. Infine mi hanno spinto in una macchina e portato in guardina, al più vicino commissariato, dove sono stato tenuto fino alla fine della celebrazione del Papa. Alle 20.00 mi hanno finalmente rilasciato, con una denuncia per l’ipotesi di reato di cui agli artt 337 e 650 C.P.(!)

Concludendo, il 27 marzo 2020, alle ore 17.30 circa, in una Piazza San Pietro, all’apparenza deserta di anime, ma piena di poliziotti, sul territorio dello Stato della Repubblica Italiana, mi è stato impedito, con l’impiego preordinato di una forza non necessaria ( non costituendo io pericolo né per me, né per altri) l’esercizio di un diritto costituzionale e cosa ancor più grave, mi è stata negata la possibilità di non lasciare solo sua Santità, nell’ora più dura, per Lui.

Con gioia studio la natura dell’Olmo Chi sta…

Con gioia studio
la natura dell’Olmo.
Chi sta cantando?

È pura meraviglia rendersi conto di come sono…

È pura meraviglia rendersi conto di come sono le cose. Impermanente danza il creato nelle sue continue trasformazioni. (In esso e) con esso ci accompagniamo. Osserviamo. Gioiamo. Soffriamo. Capelli d’argento si infilano tra quelli corvini. E scorrono i giorni, mutano le stagioni. Crescono i figli. Cambiano i costumi. Nuovi conflitti si preparano all’orizzonte.

Verso dalla teiera una tazza di te’ verde, ancora caldo. Assaporo lentamente, interamente. Nell’ultimo sole dicembrino svolgo il mio esercizio. Cogliere l’attimo, così com’è. Sono molteplici i sapori che accosto alle labbra. Tanti quanti ne contiene la vita.

Perchè i flavonoidi I flavonoidi sono metaboliti secondari…

Perchè i flavonoidi?

I flavonoidi sono metaboliti secondari delle piante, diffusamente distribuiti.
Chimicamente costituiscono un gruppo di composti polifenolici a basso peso molecolare.
Tali composti svolgono un ruolo significativo in varie fasi della crescita delle piante e nel far fronte alle condizioni ambientali che si verificano nel corso della loro esistenza. I flavonoidi sono molto efficaci nello spazzar via i ROS (specie reattive dell’ossigeno), nel contrastare l’aggressione delle sostanze inquinanti dell’atmosfera, nella difesa dallo stress termico, in situazione di siccità, nelle lesioni da congelamento delle membrane cellulari e in condizioni di salinità insolita. Essi fungono inoltre da segnale molecolare per la prevenzione degli attacchi di microbi patogeni.
I flavonoidi sono responsabili inoltre per i colori unici di fiori e frutti, svolgendo un ruolo notevole per l’impollinazione e per la successiva dispersione dei frutti in diversi luoghi, così da favorire la riproduzione.
A ciò va aggiunta l’azione di protezione della longevità del seme, anche attraverso meccanismi di riparazione del DNA.
Nella evoluzione delle piante l’espressione dei flavonoidi ha costituito un importante elemento, che ha permesso loro di spostarsi in habitat via via più elevati, resistendo alle radiazioni UVB e interagendo con l’ambiente, il rizobioma, gli insetti e l’insieme del mondo animale. Ricordando l’etimologia del termine emozione (da “ex motu”), mi piace considerare i flavonoidi come l’espressione visiva delle emozioni delle piante, ed in tal senso tenerli da conto, non solo per la salute delle piante ma anche dell’uomo.

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L’espressione genica alla base di tutti i processi…

L’espressione genica alla base di tutti i processi vitali cellulari può essere immaginata come una sfera biosemantica?

Obiettivo di studio (per i prossimi 10 anni) della medicina naturale personalizzata dovrebbe essere quello di conoscere e mappare, nell’ambito degli studi di genomica, l’insieme dei rimedi naturali (memi) in grado di interagire direttamente, quali ligandi dei fattori di trascrizione, sull’espressione genica (sfera biosemantica) per prevenire, intercettare e curare le malattie nel corso della loro evoluzione, sulla base dell’unicità, uniformità e universalità della persona.

Stromboli Casa del Sole 3.8.2018 L’aperto hibiscus nel…

Stromboli, Casa del Sole, 3.8.2018

L’aperto hibiscus
nel giardino del sole
vibra, riluce.

MEDICINA NATURALE PERSONALIZZATA Il corpo umano uno spazio…

MEDICINA NATURALE PERSONALIZZATA

Il corpo umano, uno spazio animato in evoluzione, può essere immaginato come un sistema complesso di molti networks (cognitivo, emozionale, comportamentale, neuronale, cellulare, genetico, ormonale, metabolico, molecolare) intrecciati e interagenti tra loro e con l’ambiente, in continua trasformazione e adattamento, in modo unico, uniforme e universale, dunque personale. Negli esseri umani, come in altri organismi, la maggior parte dei componenti cellulari esercitano le loro funzioni attraverso le interazioni con altri componenti cellulari. La totalità di queste interazioni rappresenta l’interattoma umano. La potenziale complessità di questa rete è scoraggiante, i componenti cellulari distinti che servono come nodi dell’interattoma può facilmente superare il numero di centomila. Buona parte delle malattie che colpiscono il genere umano coinvolgono un largo numero di geni ed una ampia varietà di componenti biologici, che interagiscono attraverso network complessi sulla base di dinamiche spazio-temporali non lineari. Lo sviluppo delle malattie può essere analizzato come il risultato di un network di eventi interrelati di molteplici networks (Barabasi, 2007). Malattie complesse come i tumori originano da alterazioni di combinazioni differenti di networks e si manifestano come distinti sottotipi, in particolari organi. Danni al DNA a livello delle sequenze di basi, del cromosoma e dell’ epigenoma sono una causa fondamentale delle malattie cronico-degenerative. Le malattie complesse presentano dunque la necessità di vedere indirizzati, sul piano della cura, una molteplicità di target. La medicina naturale personalizzata, proprio perchè consiste in un trattamento medico multicomponente e multitarget, può rappresentare, in particolare per la prevenzione e la cura delle malattie croniche, uno strumento valido ed efficace, da confezionare su misura delle caratteristiche individuali di ogni paziente. Essa poggia su una comprensione globale del profilo multidimensionale dell’individuo, in grado di rappresentarlo diagnosticamente e sull’impiego di rimedi naturali, quali le piante medicinali e la sana nutrizione, le pratiche di meditazione, il movimento consapevole, l’esercizio delle arti, l’ascolto musicale, l’agopuntura e la digitopressione, il contatto con la natura. Una possibile sfida consisterà nel cercare di identificare per ogni individuo la combinazione di micronutrienti e loro dosi (nutrioma) in grado di ottimizzare la stabilità del genoma e la riparazione del DNA ( Fenech, 2010). E’ mia opinione che via via che si renderà possibile procedere, con computer quantici, ad un’analisi di un numero imponente di dati fisiologici e patologici, monitorati in tempo reale, quale la complessità della realtà della natura impone, l’evidenza dei benefici e dei danni legati ai diversi approcci terapeutici potrà essere confrontata più pienamente e la medicina naturale personalizzata manifesterà le sue buone ragioni, scientificamente sostenute da evidenze crescenti, e guarderemo alle pratiche mediche correnti come a strumenti semplicistici e grossolani.

DI NUOVO SI INFILANO PERLE La guarigione non…

DI NUOVO SI INFILANO PERLE.

La guarigione non appartiene al medico. Quel che succede, ad un certo punto del decorso della malattia, che ha il potere di scioglierne il nodo profondo, ha sempre del misterioso. Per quanto si possa aver praticato le più corrette terapie, mirate ai diversi livelli di organizzazione dell’organismo (psichico, emozionale,neuroendocrino, immunitario, metabolico e fisico), comunque la risoluzione piena della sintomatologia e la restitutio ad integrum, costituiscono un processo che sa di meraviglia e benedizione.
L’animo del medico dunque non può muoversi a vanagloria, o pienezza di sè, bensì trovar forma di profonda gratitudine, per essere stato strumento abile ed efficace nelle mani del creatore.
C’é sufficiente motivo di riflessione sull’ipotesi che una rete di diffuse relazioni sia in essere tra l’esperienza delle emozioni fondamentali e l’espressione (il venire alla luce) di un quadro sintomatologico psicorganico più o meno debilitante delle funzioni vitali. Intendo dire che alla radice di ogni patologia sta una sofferenza emozionale profonda, che non trova in altro modo consolazione, riparazione. Tale sofferenza si esprime dunque nella genesi di una onda destruens, disorganizzante, in quanto emersione di una disarmonia rispetto alle oscilazioni proprie dello stato di salute. La malattia può dunque bene immaginarsi come un allontanamento dalla “norma” della vibrazione emozionale, con picchi esorbitanti verso situazioni di specifici stress cellulari.E tutto sembra cominciare, a livello cellulare, con un’alterazione mitocondriale, che fa si che presto gli scambi energetico-metabolici vengano ad alterarsi, con successiva disorganizzazione delle funzioni relative ai meccanismi di difesa dell’informazione genetica.Dunque, sempre e comnque, l’inizio della cura ha a che fare con il risveglio nel malato della sua natura umana, che ricomincia a prendersi cura di se stesso, alleandosi con quanti si prendono cura di lui, in tal modo ritrovando energie, forza, strumenti di comprensione, nutrienti, speranze, con le quali rigenerare una trama di fiducia sulla quale ricostruire uno stato molecolare di salute.

Reghel

Reghel in ebraico significa piede, ma anche festa, abitudine. Da reghel vengono anche le regole. Avere buone regole di vita fa stare saldi sui propri piedi, come un re. I piedi hanno la funzione di “reggere” il corpo, di scaricare il peso, di contattare la terra, di ascoltarla (come fa l’orecchio con l’aria – la forma è simile), percepirne la dimensione sacra, danzare, tenere il ritmo. E allo stesso tempo esplorare lo spazio, coltivare il campo, costruire la casa. Essere nel regno è respirarne il profumo. La meraviglia della creazione vi affiora in molteplici forme, manifestando il suo potere curativo, come semplice paesaggio, come orizzonte, come inesauribile farmacia naturale. Un ambiente salubre e provvisto di bellezza è il primo requisito per la salute del corpo e dello spirito. La terra nutre e sostiene ogni pianta, accoglie e trasforma ogni cosa caduca.
Nella definizione di sistema vivente, l’elemento terra/natura/regno è lo spazio che interagisce con la forma viva, l’accoglie, la permea e la mantiene, nel tempo dato. E’ terrestre la natura dell’uomo “Adamah” terra umile e rossa di sangue. Tenere i piedi per terra è assai più che un buon consiglio. Con la loro forma germinale i piedi evocano l’origine dello sviluppo. Mettersi in piedi dà inizio al cammino.

SPAZI ANIMATI IN CONTINUO DIVENIRE In cosa la…

SPAZI ANIMATI IN CONTINUO DIVENIRE
In cosa la salute dei pesci, dei cavalli e degli umani differisce? Come non mai la complessa natura del vivente si mostra oggi allo sguardo della scienza. Tradizione e innovazione si ritrovano a dialogare sullo stesso piano. Si parlano con codici finalmente comprensibili, si sostengono nel comune sforzo di dare senso a quella montagna di informazione che quotidianamente si raccoglie, di fiore in fiore, negli alveari della scienza. Come un’ape mi muove il piacere di assaporare l’inebriante dolcezza della moltitudine di molecole (informative) che diffondono nell’ambiente culturale del nostro tempo. Misterioso come ogni altro tempo. Così vado raccogliendo gli sparsi frammenti di questo dialogo ininterrotto per farne coerenti strumenti di consapevolezza. Ho ben presente che questi miei sforzi sono poca cosa dinanzi alla complessità della materia, eppure trovo ineludibile l’impegno a portare il mio granello di idee nel mandala universale. Nei molti anni di studio, meditazione e pratica ho maturato la convinzione che occorra liberamente ricercare le parole più adeguate a descrivere rigorosamente “salute e malattia”, senza scorciatoie deterministiche. Una epistemologia della complessità ha bisogno di uno sguardo limpido, capace di vedere insieme le cellule e il disegno che le sostiene. Spazi animati in continuo divenire. Sapremo esserlo coscientemente?

29 maggio 2011 Materiale e immateriale L'organismo vivente…

[29 maggio 2011] MATERIALE E IMMATERIALE.

L’organismo vivente è un sistema biologico, caratterizzato da energia strutturata in evoluzione, dotato di capacità introspettive e interattive, in continuo adattamento con l’ambiente (eco-sociale), in funzione delle sollecitazioni di natura chimico-fisiche-biologiche e psico-sociali nelle quali è immerso nel corso del tempo. L’interazione avviene nell’ambito delle diverse “dimensioni” del sistema. L’essere vivente è un sistema organico dunque straordinariamente complesso, costituito da livelli funzionali “materiali” ed “immateriali”. Intendendo per materiali gli elementi costitutivi che gli provengono dall’ambiente nonché le strutture cellulari e sovracellulari, il corredo genetico e le reazioni biochimiche, mentre per immateriali sono da intendersi le relazioni psicosociali, le reazioni emozionali, le funzioni cognitive e i sentimenti. A fare da cerniera (interfaccia) tra i due campi dimensionali (materiale e immateriale) sta l’impalpabile livello “bioenergetico” che costituisce la moneta circolante di scambio tra i due sottosistemi, il veicolo di organizzazione e trasmissione dell’informazione sottile che sottointende, ordina e sostiene il sistema vivente. Ad ogni livello corrisponde un insieme di funzioni. Ciascuna funzione costituisce un’ordinata sequenza di informazione orientata ad un compito fisiologico e si avvale, per la sua espressione (epigenetica) di una interazione continua e regolatoria con le altre funzioni dei differenti livelli e con l’ambiente esterno. Dall’armonica espressione delle molteplici funzioni discende un soggettivo e verificabile stato di salute. La medicina, attraverso la ricerca, l’osservazione e l’analisi dei segni e dei sintomi che originano dai diversi livelli, vuoi per la sensibilità del medico vuoi per la sensibilità di sofisticate strumentazioni tecnologiche, tenta di definire un quadro diagnostico che sia il più vicino possibile al processo in atto. I dati propri delle strutture cellulari, nonché i parametri biochimici (fisiologici e patologici) misurabili nei mezzi biologici, come pure gli schemi somatosensoriali, comportamentali e cognitivi, in un prossimo futuro potranno essere analizzati su dimensioni quantitative inimmaginabili ai nostri giorni, e consentire una visione ad alta definizione del sistema vivente nel suo processo dinamico, con la possibilità di testare in tempo reale l’efficacia di ogni intervento terapeutico. Per muoversi in tale direzione la ricerca biomedica necessita di un “modello multidimensionale” plausibile e duttile, in grado di evolvere in ragione delle evidenze che andranno accumulandosi ed al tempo stesso adeguato a restituire a medici e pazienti un utile impiego delle conoscenze ai fini del mantenimento, recupero e sviluppo della salute.