da Il discorso di colui che si…

da “Il discorso di colui che si diletta nell’unica cosa che conta”
(Majjma Nikaya, 131. Trad. G. Giustarini))

paccuppannañca yo dhammaṃ, tattha tattha vipassati
asaṃhīraṃ asaṃkuppaṃ, taṃ vidvā m’ anubrūhaye

Egli osserva minuziosamente, ovunque si trovi, qualsiasi dhamma presente;
avendolo conosciuto, si dedica a cio’ che e’ irremovibile, incrollabile.

Trovo questi pochi versi di grande sostegno alla pratica ed un invito ad aver fiducia nel risveglio ( che é possibile, a portata di mano, addirittura permanente).
Sembrano suggerire che avendo visto, conosciuto, compreso i fenomeni che sorgono di continuo, da un (saggio) punto di vista capace di discernere ciò che é vero da ciò che é illusorio, é possibile liberarsi dell’ignoranza e scegliere con determinazione di coltivare la propria innata natura.
Mi sembra un invito a praticare quelli che B. definisce i fattori del risveglio, senza posa (giorno e notte), accertandosi della loro presenza e rendendoli stabili, incrollabili.

Il punto di svolta potrebbe essere nella continua capacità di discernere e scegliere tra ciò che é salutare e non (per tutti gli esseri senzienti), ad un livello reso quasi inconscio (samadhico), concentrato sulla coltivazione di un “atteggiamento – come scrive Chandra Candiani in “Il silenzio è cosa viva”-  verso di sé prima di tutto e poi verso il mondo, verso gli altri, non solo gli esseri umani ma anche verso gli animali, i vegetali, l’ambiente che ci circonda e che chiede la nostra cura e non vede l’ora di restituirci altrettanta segreta cura” .

Quindi un’ intenzione di bene coltivata e purificata, resa equanime.

Oggi é giorno di Teshuvah (ritorno) per l’ebraismo. Una giornata animata dal suono dello Shofar ( https://www.facebook.com/ComunitaEbraicaDiRoma/videos/1162310190624919/ ) che rinnova il richiamo a quello spirito di intimità e fiducia …  che restituisce forza, energia all’agire d’ogni giorno. Buona Teshuvah.

shofar

Euthymius l’Athonita 955-1024 monaco ortodosso di origine georgiane…

Euthymius l’Athonita (955-1024), monaco ortodosso (di origine georgiane) fondatore del monastero d Iviron sul Monte Athos, traduce in greco il testo georgiano “Sibrdzne balavarisa” (Saggezza di Balahvari – a sua volta derivante da un testo islamico), una versione cristianizzata degli episodi della vita di Buddha, che diverrà, qualche secolo dopo, molto popolare nell’Europa Medievale come la storia (francescana) di Barlaam e Josaphat (in provenzale). L’esicasmo, pratica ascetica e mistica di ricerca della pace interiore, dei monaci del Monte Athos, fu poi, per uno strano destino, aspramente criticato da Barlaam (!) di Seminara (1290-1348) che accusava i monaci di contemplare il proprio ombelico.
Mi chiedo quanta influenza abbia potuto avere il buddismo sul cristianesimo ardente del Monte Athos.
Sono stato a Vatopedi come a Kopan ed ho trovato grandi assonanze, anche nei canti.

The Balavariani (Barlaam and Josaphat), a Buddhist Tale from the Christian East : David Marshall Lang, translator : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive https://archive.org/details/LangBalavariani/page/n41

Bodhisattva (India)/ Bodisav (Turkish) / Budhasaf (Arabic) / Yudasaf (Arabic, apparently only one diacritical dot different)/ Iodasaf (Georgian)/ Ioasaph (Greek)/ Josaphat (Latin).