散る柳 あるじも我も 鐘を聞く
chiru yanagi / aruji mo ware mo / kane o kiku
salice spoglio
sentiamo la campana
il maestro e io
Matsuo Basho
散る柳 あるじも我も 鐘を聞く
chiru yanagi / aruji mo ware mo / kane o kiku
salice spoglio
sentiamo la campana
il maestro e io
Matsuo Basho
A fine estate, il piede ristabilito, mi è finalmente possibile nuotare.
Nuoto al mattino presto, in acque trasparenti, con gratitudine, a filo d’acqua, fino alla boa bianca, come d’abitudine. Nel tempo d’agosto ho avuto modo di riconsiderare ogni cosa lasciata andare per il verso sbagliato, ritrovando una condizione di pace interiore e fiducia nella pratica.
Tanto è l’impegno e la risolutezza che metto in essa da bastarmi quasi il solo respirare. Il tornare a quell’intimo, grato respiro di vita. Quasi che le mie narici di creta ricevessero istante per istante il soffio che mi anima.
mandorle amare
ha lasciato l’estate
sui rami spogli.
mare e cicale
sotto la Tua pergola
ho riposato.
Barca all’ancora.
Si raccoglie la luce
sopra il pontile.
e con la brezza
agli ulivi di Corfù
giunge la barca.
paccuppannañca yo dhammaṃ, tattha tattha vipassati
asaṃhīraṃ asaṃkuppaṃ, taṃ vidvā m’ anubrūhaye
Egli osserva minuziosamente, ovunque si trovi, qualsiasi dhamma presente;
avendolo conosciuto, si dedica a cio’ che e’ irremovibile, incrollabile.
Trovo questi pochi versi di grande sostegno alla pratica ed un invito ad aver fiducia nel risveglio ( che é possibile, a portata di mano, addirittura permanente).
Sembrano suggerire che avendo visto, conosciuto, compreso i fenomeni che sorgono di continuo, da un (saggio) punto di vista capace di discernere ciò che é vero da ciò che é illusorio, é possibile liberarsi dell’ignoranza e scegliere con determinazione di coltivare la propria innata natura.
Mi sembra un invito a praticare quelli che B. definisce i fattori del risveglio, senza posa (giorno e notte), accertandosi della loro presenza e rendendoli stabili, incrollabili.
Il punto di svolta potrebbe essere nella continua capacità di discernere e scegliere tra ciò che é salutare e non (per tutti gli esseri senzienti), ad un livello reso quasi inconscio (samadhico), concentrato sulla coltivazione di un “atteggiamento – come scrive Chandra Candiani in “Il silenzio è cosa viva”- verso di sé prima di tutto e poi verso il mondo, verso gli altri, non solo gli esseri umani ma anche verso gli animali, i vegetali, l’ambiente che ci circonda e che chiede la nostra cura e non vede l’ora di restituirci altrettanta segreta cura” .
Quindi un’ intenzione di bene coltivata e purificata, resa equanime.
Oggi é giorno di Teshuvah (ritorno) per l’ebraismo. Una giornata animata dal suono dello Shofar ( https://www.facebook.com/ComunitaEbraicaDiRoma/videos/1162310190624919/ ) che rinnova il richiamo a quello spirito di intimità e fiducia … che restituisce forza, energia all’agire d’ogni giorno. Buona Teshuvah.
Siamo rimasti qualche ora in riva al mare, in ascolto dell’incessante rimescolio dell’onda, del fitto ordito di parole, delle voci giovani e allegre che saltellano nell’acqua. Siamo rimasti fino a che non si è spento il colore della sabbia e si è raccolta in un solo raggio l’ultima luce.
Un aereo solca il cielo d’occidente e dinanzi ad un perfetto sole rosso giapponese, s’invola verso nord.
Le dune hanno un aspetto ragguardevole, delicato e al tempo stesso ispido di arbusti .
Brontola intanto lo stomaco, alle prese di un fritto di calamari, gamberetti e moscardini.
鐘消えて
花の香は
撞く夕哉
kane kiete
hana no ka wa tsuku
yube kana
Matsuo Basho (1644-1694)
Euthymius l’Athonita (955-1024), monaco ortodosso (di origine georgiane) fondatore del monastero d Iviron sul Monte Athos, traduce in greco il testo georgiano “Sibrdzne balavarisa” (Saggezza di Balahvari – a sua volta derivante da un testo islamico), una versione cristianizzata degli episodi della vita di Buddha, che diverrà, qualche secolo dopo, molto popolare nell’Europa Medievale come la storia (francescana) di Barlaam e Josaphat (in provenzale). L’esicasmo, pratica ascetica e mistica di ricerca della pace interiore, dei monaci del Monte Athos, fu poi, per uno strano destino, aspramente criticato da Barlaam (!) di Seminara (1290-1348) che accusava i monaci di contemplare il proprio ombelico.
Mi chiedo quanta influenza abbia potuto avere il buddismo sul cristianesimo ardente del Monte Athos.
Sono stato a Vatopedi come a Kopan ed ho trovato grandi assonanze, anche nei canti.
The Balavariani (Barlaam and Josaphat), a Buddhist Tale from the Christian East : David Marshall Lang, translator : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive https://archive.org/details/LangBalavariani/page/n41
Bodhisattva (India)/ Bodisav (Turkish) / Budhasaf (Arabic) / Yudasaf (Arabic, apparently only one diacritical dot different)/ Iodasaf (Georgian)/ Ioasaph (Greek)/ Josaphat (Latin).
E viene il tempo.
Zittisce la cicala
piena di luna.
Cieco bozzolo
di legno di cipresso
a custodirmi.
Un piede rotto
all’alba m’accompagna,
con passo lento.
E torno al Cielo,
all’antico cammino,
senza orme, si.
Che direzione
prende il cuore alla notte
abbandonato?
[per Leonardo]
un soffio d’anni
raccolti a cento a cento
in una mano.
all’improvviso,
alzo questi occhi al Cielo
e mi commuovo.
tra Cielo e Terra
la porta senza porta:
di là la fonte.
[consapevolezza]
esplorare i limiti del continuum di sensazioni, emozioni, pensieri, sentimenti, di spazi esplorabili e immaginabili;
tornare al respiro;
mantenersi fiduciosi, al di là d’ogni possibile caduta, nelle possibilità della creazione di fiorire;
ritornare ogni volta alla condizione di ascolto profondo, dell’interno e dell’esterno;
donare attenzione all’impazienza, al groviglio, alla confusione, all’attaccamento e all’avversione;
attento all’impazienza, coltivare la pazienza, sceglierla;
stare – apertamente – senza giudizio;
tornare al respiro, al suono del silenzio, al Cielo vasto, all’onda indivisa che ci contiene;
donare (non per me stesso, non per trattenere qualcosa);
aprire – spontaneamente – la gabbia dell’Io;
restare in ascolto, di là dell’ordinario confine.
Ovunque è mare,
sotto l’acme dell’onda
volve, sospinge
in nuove forme
impermanenti e vacue
di sola voce
grano di luce,
commovente e raggiante,
qui, nella mente.
IMMAGINAZIONE
Il nostro impegno é riservato a mettere cura in quel che facciamo, nel sentirci parte dell’insieme al quale apparteniamo. Ammettiamo, ancora una volta, che ogni essere vivente sia spaziotempo animato. La quantità di spaziotempo percepibile risulterà variabile, al singolo osservatore, in ragione della sua stessa condizione . Essa emergerà in modalità percettiva differente. Da dove ? E come? Nell’osservatore stesso, che é, nello stesso tempo, spaziotempo osservato. Il come egli ordina e comprende lo spaziotempo di cui dispone é peculiare della sua struttura mentale e delle precipue relazioni che tale struttura intrattiene nella multidimensionalità dell’universo, nelle relazioni che si determinano. C’é dunque modo di ampliare tale spazio (vitale) fino a comprendere le interazioni diffuse, l’appartenenza verticale e orizzontale (radice e germoglio) , la danza alla quale partecipa? Lo spaziotempo animato che ci definisce é in realtà mutevole, impermanente, suscettibile di espandersi e contrarsi, a motivo del grado di consapevolezza che é proprio dell’osservatore. Tale consapevolezza di sé ha un impatto sulla realtà esterna? La modifica? Evidentemente sì, non fosse altro che per le interazioni che ne conseguono necessariamente, istante dopo istante. A cosa apparteniamo? Cosa ci muove? Ha una finalità l’espansione della coscienza (di sé, del mondo) ? Laddove lo spaziotempo si dilata la percezione del vivere si espande su una molteplicità di dimensioni, a entropia variabile, caratterizzate da molteplicità di senso e possibilità di scelta. Si manifestano campi di forza che producono ordine naturale, di cui si fa parte, per attrazione, gravità, inerzia, repulsione. Dove nasce l’ordine? Esso é pre-esistente al nostro vivere. Da esso origina la vita, in quanto libertà di essere forma (unita o disgiunta) intelligente, sensibile, senziente. Capacità di scegliere, di aderire o meno, ritornare o fuggire. A cosa ritornare? Dove fuggire? Dove si raccoglie l’ordinaria mente unificata? Quale possibilità d’agire, cosa rimane? Quale forma di dialogo mentale sopravvive? L’immaginazione. Ma provando a rinunciare ad ogni immagine. Facendo a meno dell’albero e della fonte, della chiave e del tempo, della vacuità e del silenzio, di spazio e tempo, cosa rimane? Immaginazione.
Sempre sorgono nuove “idee”, in connessione ad altri mondi sovrasensibili. Una mente naturale (che sta spontaneamente con quel che c’è) , rilassata (aperta a ciò che si presenta) e consapevole ( che discerne e sceglie) accede al possibile divenire come in una danza, aderendo ai suoni del reticolo universale, armonicamente.
Puoi immaginarlo? Niente più spazio né tempo.
Perchè i flavonoidi?
I flavonoidi sono metaboliti secondari delle piante, diffusamente distribuiti.
Chimicamente costituiscono un gruppo di composti polifenolici a basso peso molecolare.
Tali composti svolgono un ruolo significativo in varie fasi della crescita delle piante e nel far fronte alle condizioni ambientali che si verificano nel corso della loro esistenza. I flavonoidi sono molto efficaci nello spazzar via i ROS (specie reattive dell’ossigeno), nel contrastare l’aggressione delle sostanze inquinanti dell’atmosfera, nella difesa dallo stress termico, in situazione di siccità, nelle lesioni da congelamento delle membrane cellulari e in condizioni di salinità insolita. Essi fungono inoltre da segnale molecolare per la prevenzione degli attacchi di microbi patogeni.
I flavonoidi sono responsabili inoltre per i colori unici di fiori e frutti, svolgendo un ruolo notevole per l’impollinazione e per la successiva dispersione dei frutti in diversi luoghi, così da favorire la riproduzione.
A ciò va aggiunta l’azione di protezione della longevità del seme, anche attraverso meccanismi di riparazione del DNA.
Nella evoluzione delle piante l’espressione dei flavonoidi ha costituito un importante elemento, che ha permesso loro di spostarsi in habitat via via più elevati, resistendo alle radiazioni UVB e interagendo con l’ambiente, il rizobioma, gli insetti e l’insieme del mondo animale. Ricordando l’etimologia del termine emozione (da “ex motu”), mi piace considerare i flavonoidi come l’espressione visiva delle emozioni delle piante, ed in tal senso tenerli da conto, non solo per la salute delle piante ma anche dell’uomo.
L’espressione genica alla base di tutti i processi vitali cellulari può essere immaginata come una sfera biosemantica?
Obiettivo di studio (per i prossimi 10 anni) della medicina naturale personalizzata dovrebbe essere quello di conoscere e mappare, nell’ambito degli studi di genomica, l’insieme dei rimedi naturali (memi) in grado di interagire direttamente, quali ligandi dei fattori di trascrizione, sull’espressione genica (sfera biosemantica) per prevenire, intercettare e curare le malattie nel corso della loro evoluzione, sulla base dell’unicità, uniformità e universalità della persona.
Stromboli, Casa del Sole, 3.8.2018
L’aperto hibiscus
nel giardino del sole
vibra, riluce.
ad occhi chiusi,
per suoni d’acqua e voci
che tesse il mare.
nella corrente
multiforme di vita,
respiro, nuoto.
scritto col fuoco
delle costellazioni
il tuo alfabeto.
stessa natura
delle acque profonde,
nuotiamo insieme.
di rosmarino
odorano i viottoli
che vanno al mare.
cum lento pede,
coltivando la pace
dell’essere qui.
pioggia d’osmanto,
nel grembo della notte
diecimila li.
di fiore in fiore,
di pietra in pietra,
il silenzio raccoglie
le parole dell’Eterno.
(1976)
CONTROCORRENTE
Con mente naturale, rilassata e consapevole, vado incontro all’istante che viene.
Reattività
La mente reagisce, inconsapevolmente, a qualcosa che la ferisce, o l’opprime, o la minaccia, o semplicemente che è tale da provocare un moto di disagio, di orgoglio, un atto di comparazione.
La reattività si manifesta secondo modalità conosciute e ripetitive, al fine di proteggere l’ego, la sua immagine o proiezione spazio-temporale.
L’interazione, con un soggetto esterno o con le proprie formazioni mentali, viene a caratterizzarsi da una forte rigidità nella gestione del confine, da un timore di invasione e/o sottomissione. In ogni caso, rapidamente, l’organismo si arma in difesa dello spazio psico-fisico e reagisce, cellularmente, emozionalmente, con voce e gesti, pronto alla battaglia. La minaccia alla propria integrità è per lo più figurata, simbolica, immaginaria, irreale, eppure sufficiente a scatenare una reazione psico-fisica, che va al di là dell’utile e del necessario. La reattività si avvale di una riduzione della capacità di autocontrollo (di misura della risposta), dal momento che il flusso di dati sensoriali, percettivi ed emozionali, non risulta adeguatamente processato in tempo reale, oppure è distorto sulla base di inquinanti mentali, quali avversione, attaccamento e confusione. Il risultato è un agire, in termini di pensiero, parola ed opera, in modo non ragionato, in preda ad un sentire alterato ed egocentrato, chiuso alle ragioni dell’altro ed in contrasto con il proprio bene. La reazione monta e si esprime fin tanto che è energeticamente sostenuta dall’emozione e da un pensiero ricorsivo, che fatica a sottoporsi a critica e a dissolvere.
Nel momento in cui l’emozione o il sentimento, che ne è all’origine, viene vista (dalla mente consapevole), essa svanisce.
ESSERCI
L’essere, conoscere ed agire, con intenzione di bene, costituisce di per sè un valore?
Il semplice pormi nella condizione di osservatore di quei fenomeni, che accadono sulla scena in cui sono dinamicamente presente, già libera la mente dalla prigione dell’Ego, da quelle forme di attaccamento ed avversione, derivanti dalla paura di non esserci per davvero.
Capita che ci aggrappiamo alle cose, alle opinioni, ai desideri, per sentirci vivi, mentre l’esserci comincia propriamente con il liberarci da ogni aspettativa, pregiudizio e reattività. Comincia con l’apertura del cuore e della mente. E quando finalmente scegliamo, in libertà ed equanimità, sulla base attrattiva di un sentire etico e (della bellezza) mistico. sentiamo nascere e crescere quella fiducia, che ci fa più vicini al mistero della nostra vita e ci porta a ritrovare quel ritmo vitale, profondo e universale, che tutto sostiene, e fa sì che possiamo prenderci cura di noi stessi e degli altri, compiutamente, senza paura, intenzionati a riconoscerci.
VACUITA’
Ogni forma vivente rispetta la costante d’ordine del suo essere e divenire.
Infinite fioriture della stessa natura. Entrare in connessione con la Natura di tale natura.
Al di là di ogni concettualizzazione, in virtù di quella fede/fiducia che rende possibile l’annodarsi al vivente universale, nel suono primordiale del silenzio, nelle profondità ancestrali dell’umano,
quali brevi increspature (o grani) di tempo, aspiriamo all’Eterno .
La vita sembra emergere da un ” vuoto germogliatore”, per impulso di un tocco di luce (trascorsa) .
Si materializza come un fiorire di spazi animati, sospinta da un misterioso estro creativo, nelle orme dell’Assente. Germoglia il vuoto e tutto il tempo si srotola in cieli sconosciuti, ripiega in resti di conchiglie, memorie di un Dio sepolto nelle pieghe dense della gravità.
Così, dalle forme, via via verso un ordine che si fa vita, e cresce, fiorisce e matura, e non disdegna di morire, di ritornare all’origine. Alla stessa maniera l’umano fa spazio al divino, ritirandosi dall’ego.
La vacuità ne è la risultante presenza germogliatrice. A tal proposito mi sovviene Giovanni della Croce
” Si fa nell’anima quel grande vuoto, che permette al desiderio di servire Dio, di germogliare ed espandersi”. Si tratta di un metodo che attiene ad una mente evolutiva e poggia sulla capacità di una continua, profonda e franca interazione con ogni forma vivente. Dialogando in Se’ e con quanto ci si propone dinanzi, passo dopo passo. Oltre il cerchio della paura, esplorando. Paura e sofferenza ci trattengono dall’essere strumento di una positiva trasformazione spirituale. La liberazione dalla sofferenza e dalla paura può far emergere al contrario nuove qualità umane, alle quali affidarsi sul cammino del ritorno.
C’è forse un principio ordinatore in noi? E si manifesta forse in un disegno morale trascendente? In cosa effettivamente consiste il legame di una mente emergente (dall’oscurità) e del suo umano, radicato sentimento di bene, al divenire del campo energetico-spirituale che ci sostiene? Sinergia per cosa?
PRATICA MEDITATIVA
Se mi soffermo a riflettere sull’urgenza della pratica meditativa, non posso non interrogarmi sulla sua natura. Cos’è? Che funzione svolge? E’ essenziale? Essa mi permette di osservare, conoscere e comprendere gli elementi interiori ed esteriori della realtà (così com’é). Mi aiuta a rimuovere i cumuli di inquinanti mentali, discernendo con chiarezza, nel risalire la corrente (dalla mondanità allo spirito), quotidianamente. Parafrasando E. Hillesum, la pratica meditativa mi aiuta a disseppellire, dentro me, quella sorgente profonda, che mi connette con il vivente (che talvolta chiamo Dio). E poiché sono certo della sorgente, per avervi bevuto, a piccoli sorsi interrotti, un tempo, sono motivato a custodirla, per sempre. Ho fiducia nell’autenticità dell’esperienza contemplativa che è stata condivisa, nel corso della storia umana, in modalità similari e feconde. Tale esperienza libera dalla paura e fa emergere proprietà (qualità) prettamente umane, che hanno a che fare con un’attenzione viva a ciò che siamo. Esseri senzienti, sofferenti, desideranti, capaci di meraviglia.
IL PRESENTE: UNA PORTA SULLA VITA.
C’é nell’aria già odore di mimosa o è solo nel mio ricordo, che torna?
Lo spazio immaginativo si riempie di un giallo intenso. Che sta succedendo?
Se il presente è un varco sulla vita, l’immaginazione è un veicolo per muoversi attraverso di esso.
Dinanzi ad ogni istante che viene sta la possibilità di farsi trovare in fiduciosa presenza, con mente naturale, rilassata e consapevole. Sta la possibilità di operare una scelta, di aprire la Porta (senza porta) che conduce su un nuovo percorso interrelato con la storia della nostra specie. E forse non solo.
Sta la possibilità di percepire un senso più pieno dell’esistere, impregnato dell’attenzione dei poeti.
Il presente é una porta sulla Vita. Il più delle volte resta chiusa, talvolta la fiducia,oppure la forza dell’istinto, fa sì che si apra, pemettendoci di assaporare la meraviglia di un universo multidimensionale,
dove le nostre azioni sono semplici punti di un disegno che non ci è dato conoscere, ma della natura vivente del quale siamo parte, nel bene e nel male. La storia dell’umanità si tesse sulle trame delicate dello spirito, che essa custodisce, come una profonda sorgente d’acqua pura.
Occorre ricordarsi, ogni tanto, di bere.