Quali simmetrie?
Di lucertole, voci,
piccoli baci.
Haiku
Quali simmetrie?
Di lucertole, voci,
piccoli baci.
Quali simmetrie?
Di lucertole, voci,
piccoli baci.
14 febbraio 2009
Nel tardo pomeriggio mi è venuto l’impulso di fare due passi. Mi sono avviato così per la strada lastricata d’inverno, le guance presto ferrate da una gelida tramontana. All’altezza del mercato, solo il banco dei fiori era aperto. Un desolante puzzo di pesce marcio. Cielo plumbeo.
Mi accompagnava, nel cammino, il pensiero di Bulgakov, la sua prigioniera sofferenza d’uomo di lettere, sotto un regime miserabile di burocrati. Il suo gesto di ribellione nei confronti di Stalin nel chiedere, disperato, l’espulsione.
Non c’è via di scampo alla società. Ogni giorno inciampo negli anni trenta, per un verso o per l’altro. Vuoi S. Weil, nel suo Diario di fabbrica, oppure Gadda, nelle pieghe, o meglio nelle visceri, dell’eterna città. Povertà, fatica, dolore, sembrano riaffiorare dal passato, insieme ad una crisi economica che inacidisce ogni giorno di più.
Cammino. Considero con cura le mie debolezze, mentre ripenso al tempestoso dicembre, alle solitarie giornate di libertà. Tutto può starci. Tranne rinunciare alla verità. Mi pesa non percepire il ritmo della vita, la chiara, vicina visione dell’umanità. Mi pesa il grigio, indefinito respiro, indistinguibile dal flusso di tempo in cui annego, cieco e sordo, ormai.
Quantunque la giornata sia stata dolce, ed abbia avuto sapore a letto come a tavola, e sia stata nutriente per lo spirito e l’intelligenza, la sensazione prevalente è di vuoto a perdere. L’assenza dilata i suoi confini. Facile perdersi, quando si è persi. Non so più vivere nell’oscurità. Mi pesa il silenzio divino, più di quello umano.
Lettera di Fedor Dostoevskij a suo fratello Michail Michajlovic D.
da Lettere sulla creatività .
ISBN 88-07-82021-8
Pietroburgo. Fortezza di Pietro e Paolo. 22 dicembre 1849.
… “essere un uomo tra gli uomini e rimanerlo per sempre, in qualsiasi sventura, non abbattersi e non perdersi d’animo, ecco in che cosa sta la vita, e in che cosa consiste il suo compito.”
Dimorava la notte un silenzio assoluto. Con le ginocchia raccolte sul petto, distesa su un tappeto di pelli, dinanzi a un fuoco di quercia odorosa, Danae sprofondò in un benefico sonno. Le avvampava le gote un sogno amoroso di fanciulla. Nel petto accesi carboni. Fu allora che l’orizzonte vuoto e germogliante, s’aprì sotto un raggio d’oro penetrante ed un filo di pioggia lucente danzo’ agile sulle colline, e venne lungo la valle, risvegliando l’alato fogliame ed i grilli, fino alla più nascosta caverna.
Una pace sconfinata l’invase e l’accompagno’ sveglia sulla soglia dell’alba.
Un pensiero chiaro non fa rumore, sorge spontaneamente dal profondo, come da una zampillante sorgente.
Come un ponte sottile sull’abisso del caos, si dispiega l’ordine delicato della vita, animato da un riflesso di D-o. Riluce al passaggio leggero d’una sua infinitesima, indeterminabile particella, movens di quell’ordine implicito, dal quale esplica, irradiata sull’ignoto schermo del divenire, la realtà fisica.
La coscienza può essere considerata immersa nell’Eterno, raggiunta dall’istante che le viene incontro come un’onda. Essa é investita continuamente, attraversata e superata dal Tempo. Il punto d’incontro, l’adesso, é tra la coscienza (particella) d’essere umano e l’onda del tempo che l’attraversa. Cosicchè la particella é come un positrone, sballottato indietro dall’eternità. Emergono eventi sul filo dell’incontro, cotangenti ad esso. Urti, carezze, avvolgimenti, sussulti, grida, ispirazioni, innamoramenti, un fiorire di umane emozioni e sentimenti, al tocco dell’onda che ci investe, modella, sfinisce.
Nell’incontrare l’istante che viene, la coscienza, particella oscillante nel campo delle potenzialità (tra le diverse emozioni), nel mare degli eventi che giungono ad investirla, onda dopo onda, resta serena, chiara, stabile, libera dalla paura, a galleggiare nell’oceano della vita disegnando traiettorie felici, oppure va sott’acqua, soffre, s’oscura, si spegne.
La famosa formula di Einstein E = hf , caratterizza l’energia di un fotone (dipendente dalla velocità della luce e dalla sua frequenza). Si può, per analogia, immaginare che anche l’energia della coscienza: la forza che la tiene unificata, possa dipendere da una costante: l’humanitas, e dalla frequenza temporale: le oscillazioni più o meno ampie /tempo, intorno al raggio di luce coerente della coscienza .
Come un chiodo é la coscienza di un uomo. Indispensabile a combattere la buona battaglia, come a tenere fissa in terra la tenda del cosmo.
Natural medicine in epidemic.
The article “Phytotherapic compounds againstcoronavirus: possible streams for future research” by Michele Antonelli et al ( Phytotherapy doi:10.1002/ptr.6712) raises a topic of extraordinary importance for western medicine, in a pandemic period, where many elements of reality are affected by wide uncertainty, and in particular when:
1) the nosological characteristics of coronavirus disease remains uncertain ;
2) and is not available a therapy to reduce the symptomatology and/or to interrupt the evolution of the disease.
Waiting for a greater clarification of the nosologic framework by the WHO, it could be important to purpose a treatment of the positive tested subjects (from whom 80% are asymptomatic and 15% affected by a general symptomatology like cough and fever).
So, which therapy can be considered more effective and less loaded with side effects?
I want to reinforce the message of the Authors, remembering that high-profile research based on randomized trials has in the past highlighted the clinical benefits of traditional Chinese medicine, both in the improvement of symptoms and in the shortening of the course of the SARS.
In particular, during the SARS epidemic, a controlled study conducted in Hong Kong on 1063 hospital workers treated with herbal formulas vs 15,374 untreated hospital workers, produced excellent results: no worker in the first group contracted SARS against n.64 affected by SARS in the second group (P = 0.035; Lau J et al. J. Alternat. Complement. Med. 2005; 11: 49-55).
Starting from these premises, I believe it is possible to prepare, in the shelter of the oldest natural medical tradition that has survived over time, a strategy of prevention (in the asymptomatic phase) and treatment (in the initial phase of the symptomatology) to contrast, in a natural and personalized way, with little risk of side effects, the evolution of coronavirus disease.
This strategy, in the hands of expert doctors, could be adapted to individual patients, in consideration of pre-existing pathologies, choosing from the plants that have proven to be most effective (Luo Hui, 2020).
I believe that, in the convergence of the oldest knowledge and the most recent scientific evidence, the best answer to this subtle epidemic can be identified and to be proved.
“Lo spaziotempo animato, che chiamiamo Vita, intercorrente tra la singolarità del concepimento e la singolarità della morte, equivale all’ infinito racchiuso in un’infinitesima particella di tempo.”
Un autentico mistero.
Infinito spazio racchiuso in un grano di tempo: questo è la Vita.
Cos’è la Vita di un uomo, se te ne curi?
Spaziotempo animato, intercorrente tra la singolarità della nascita e la singolarità della morte.
Per meglio dire:
“Lo spaziotempo animato che chiamiamo Vita, che intercorre tra la singolarità della nascita e la singolarità della morte, equivale all’ Infinito racchiuso in un’infinitesima particella di tempo.”
Ricordate il Giuramento di Ippocrate?
Lanfranco Rossi ( in “I padri dell’esicasmo”) ci ricorda che é dalla scuola Pitagorica che emerge il Giuramento di Ippocrate. Spinsanti S. (in “La normativa etica” ) sottolinea che esso “è uno dei documenti che costituiscono il nucleo essenziale del patrimonio spirituale dell’Occidente”. Con il giuramento di Ippocrate nasce la figura del medico filantropo, l’arte della medicina diviene inseparabile dalla moralità.
Da quel pizzico che so, non é saggio avventurarsi, privi di prudenza, verso l’ignoto, senza rischiare di pagare pegno. Trovo frettoloso, privo di autentico discernimento, dunque imprudente, dare il via ad innovazioni delle quali non si é sufficientemente valutata la portata, l’efficacia e soprattutto l’impatto sul bene comune. Nell’ambito della salute ricordo che il bene comune é “la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, nel rispetto della dignità e libertà della persona”; questo afferma il moderno giuramento di Ippocrate, al rispetto del quale tutti i medici d’Italia sono tenuti. Già il lockdown non é stato in grado nè di difendere la vita, nè di tutelare la salute e neppure di garantire il rispetto della dignità e della libertà dell’individuo. Si vuole ora persistere nell’errore e finanche aggravarlo? In tal caso si incorrerebbe in manifesta colpa grave, per imprudenza ed imperizia continuata.
Prima di calpestare i diritti fondamentali dell’uomo, ed in particolare la libertà dell’individuo e la dignità della persona, farei saggio uso della ragione. Fin qui abbiamo assistito da parte del Comitato Tecnico Scientifico ad errori ed a scelte imprudenti e dannose di vario genere, dovute a scarsa capacità di dis-cernere quanto veniva emergendo nel nostro Paese (in presenza di un dichiarato stato internazionale di emergenza sanitaria), sopravvalutando i rischi effettivi per la salute da coronavirus e determinando imprudentemente la decretazione, a tambur battente, di misure pesanti per l’economia e restrittive della libertà degli individui.
Oggi, il nuovo mantra é tracciare, testare e trattare. Se questo può andar bene per una popolazione virale, non lo é, nella maniera più assoluta, per una popolazione umana, perchè si tratterebbe di una pratica (innovativa) contraria ai diritti umani, e peraltro del tutto inefficace ai fini dell’impedimento della manifestazione di eventuali sintomi, restando l’efficacia contenuta nel campo dell’infettività, non della reale patogenicità del virus (che a tutt’oggi sembra, da quanto fin qui emerso in ambito scientifico, poco letale). Men che mai garantirebbe cure valide e sicure.
Unica cosa meritevole da farsi, ritengo, è diagnosticare la malattia (sulla base del suo quadro nosologico, che, ahimè, continua ad essere del tutto indefinito) e prendersi amorevolmente cura dei malati, in scienza e coscienza, nel rispetto del giuramento di Ippocrate, antico e moderno. Consiglio in proposito ad ogni Medico di rileggere la versione del 13 giugno 2014.
Nessun medico, mi auguro, vorrà calpestarlo, disonorandosi. Nessuna denuncia dei malati dunque. Nessuno spazio per qualsivoglia App Immuni o similare, dunque, é possibile, finchè l’Arte Medica vive e la Costituzione vige. Restiamo umani.
Vibra il sentiero di sottili riflessi ad ogni passo.
Familiarizzando con l’urgenza spirituale di essere me stesso, umanamente.
C’è una mente da rendere chiara, pura, libera da attaccamento e avversione. Un ego da svuotare. Un mondo che richiede una saggia attenzione ai particolari.
Mi accorgo di ciò che vive dentro e fuori di me?
Ritorno alla sola misura che merita di essere impiegata. La gentilezza amorevole. Da essa scaturisce gioia, fiducia ed energia instancabile.
Familiarizzando con l’urgenza spirituale di essere me stesso, umanamente, non solo per me stesso.
In ascolto del silenzio, che svuota e rinnova, così s’apre la prigione dell’Io/mio. In accordo con il Cielo e la Terra, continuo il cammino.
Qual è il metodo per acquisire la capacità di pensare? Sviluppare fiducia nella possibilità che essa si generi, con naturalezza.
Viaggio nel tempo. Esplicazione in un punto della linea t (da una singolarità spaziotemporale), di uno spazio di Hilbert, dove si rappresenta un contenuto di informazione (stato quantico) caratterizzato da un autostato animato, proiettante un autovalore evolutivo su livelli energetici multidimensionali . Una sorta di arcobaleno di molecole continuamente proiettato nel passato, come su uno schermo cinematico attraverso un supercanale.
Ogni disciplina specialistica fornisce straordinari strumenti costruttivi per una mente immaginativa.
E’ la proiezione del desiderio (volonta?) a determinare la natura della conoscenza alla quale si tende ad accostarsi. In tal senso volere é potere.
17 ottobre 2009
Dunque sta finalmente nascendo in me il desiderio di carità (o compassione). Lo considero un dono da custodire, insieme alla preghiera profonda, che non è distrazione dialogica bensì silenzioso rispetto del mistero interiore, respiro dopo respiro. E intanto? Sono vivo e felice.
Con mente naturale, rilassata e consapevole vado incontro all’istante che viene.
Mi piacerebbe molto stringere la mano a Edgar Morin, prima che muoia. L’11 novembre terrà un seminario a Milano. Mi sono iscritto. Speriamo bene.
La mente pensa, dialogando e riflettendo in ogni direzione, dove, di volta in volta, si aprono spazi più vasti e luminosi, che invitano ad essere, conoscere ed operare con lucidità, attenzione e amorosi sensi, in modo integro e stabile eppure aperto e naturale. Ed io mi lascio andare a cotanta meraviglia, grato e leggero. Poi, di tanto in tanto, ritorna la domanda: che sta succedendo?
Il metodo consiste nell’accostarsi ad un evento, sensazione, percezione, emozione, pensiero, immagine, sistema, con quella vuota, limpida chiarezza mentale ed assenza di giudizio che fa sì che la mente possa lavorare come un tempo l’aratro.
Sempre il risultato è un solco fecondo, dove vengono seminate nuove idee, che sta a noi coltivare con passione e delicatezza.
Non so se un virus può essere considerato una forma di vita o solo materiale genetico in cerca di una cellula da infettare (informare?). Neppure so se avesse ragione Mark Twain nell’affermare che se non leggi i giornali non sei informato, ma se li leggi sei male informato. Avendo promesso a me stesso di prendermi cura della vita mi ritorovo a cercare di confutare la tesi che sia l’ex novel -CoV la causa della rovina del mondo e non la scelta insana di bloccare tutto. C’è un’altra narrazione possibile, che, se fosse adottata, potrebbe tirarci fuori dai guai. Ed é la narrazione che ritiene il Sars CoV-2 solo uno dei trilioni di virus in natura, alla quale l’umanità ha la sorte di trovarsi esposta, e che è possibile convivere con esso, come con gli altri, senza iper reagire, evitando di cercarne l’impossibile sterminio (troppo evoluti e veloci, per noi, i virus), senza temerne una non dimostrata, terrifica potenza.
Usciamo dunque da una logica di guerra, tanto semplificata quanto rozza e ascientifica e, di grazia, accediamo ad un confronto leggermente più elevato, sul piano delle scienze biologiche, sociali ed umane, tale da prendere in considerazione la complessità della Realtà e dei modelli dinamici che la compongono e scompongono, giorno dopo giorno. Ad oggi, non solo non risulta dimostrata una particolare letalità del virus (negli animali e nell’uomo), ma va affiorando la possibilità che la cura proposta sia assai peggiore della malattia, che sempre é da intendersi come una perturbazione di sani equilibri, capace di evolvere nella demolizione delle funzioni fisiologiche e cito-architettoniche del sistema complesso adattativo che è un organismo, per non parlare di un “essere” vivente. Se ogni malattia é un frutto amaro di interazioni multifattoriali (meglio, multidimensionale, all’interno del singolo individuo), non basta di sicuro la scoperta di un nuovo sospetto agente patogeno per definire, con dignità di causa, una nuova patologia. Su tale punto mi aspetto che la WHO definisca quanto prima, e fondatamente, le caratteristiche di questa mal nominata (nuova?) malattia.
Oltre al virus, come sempre, secondo il modello bio-psico-sociale tutt’ora riconosciuto, hanno un peso assai determinante le difese dell’individuo, l’umore, la qualità dell’alimentazione, dell’aria e dell’acqua, la possibilità di godere di passeggiate all’aria aperta nella natura, l’espressione artistica, l’ascolto della musica, le buone relazioni umane, il godimento o la privazione degli affetti più cari, il sostegno della comunità, la qualità della cura, la preghiera. Tutti elementi, a ben vedere che le politiche del lockdown deprimono, riducono, cancellano, insieme ai diritti fondamentali dell’uomo. Ce n’è abbastanza per accedere al Tribunale Internazionale e, per chi ha fatto il giuramento di Ippocrate, per esprimersi pubblicamente in favore del ritorno alla normalità, all’aria aperta, agli affetti familiari. Meglio, dovremmo considerarla una prescrizione medica, l’ordine di un Medico. Qualcosa in contrario da parte del Comitato Scientifico del Governo?
Cosa é bene per l’uomo?
Se si strappa all’uomo la promessa della Vita, quella vigorosa promessa di esserci autenticamente, in libertà, dinanzi al mistero della vita, che rimane? Niente altro che un dimenticare, giorno per giorno, il proprio nome, dietro una peste nera che porta ad identificarci con un sacco di pelle a nove buchi, dimenticandoci, per l’appunto, che siamo qui con il fine di seppellirlo quel sacco, sotto una coltre di buona e fertile terra, per farci radice e germoglio di nuova vita.
Sono – afferma Seneca – le necessità alle quali siamo vincolati a determinare ciò che siamo.
Se viene meno la necessità spirituale, il desiderio di conoscere Dio, che resta?
“Non sarebbe valsa la pena di nascere. Che motivo c’era, infatti, perchè mi rallegrassi di essere stato posto nel novero dei viventi? Per rimpinzare questo corpo cagionevole e languido … per passare la vita al servizio di un malato? Per aver paura della morte, per la quale soltanto nasciamo? Togli questo bene inestimabile, e la vita non vale il sudore e l’affanno che mi costa” (Lettere a Lucilio,Libro I , I fuochi celesti).
Quel bene comune, al quale sembriamo disposti a sacrificare le libertà dei singoli, é anche bene per l’uomo? Cosa é bene per l’uomo?
C’è un bene fisico e un bene morale – direbbe Kant – e “il modo di pensare l’unificazione tra il benessere e la virtù nelle relazioni con altri é l’umanità” e ancora “il fine del tutto contenga in sé le condizioni dei fini delle parti”. Solo dalla cooperazione tra individui con pari diritti e dignità può venire la soluzione all’infelicità dell’uomo. E le malattie sono solo una parte del tema della sofferenza umana. Non sarà la sola ragione a rendere sicure le nostre vite.
Un equilibrio ottimale basato su un gioco a vincere – non cooperativo (l’equilibrio di Nash) , sconta il limite per il quale, pur cercando di evitare il peggio, e fare il meglio per sé e per gli altri, si resta ancorati al dualismo del vincere o perdere, piuttosto che della condivisione del bene.
E’ tutta qui la radice inestirpata delle guerre, della segregazione, dell’ingiustizia sociale, del dominio sulle creature. La volontà di dominio.
A cosa ispirarsi invece? Alla semplice logica del rispetto reciproco, della gentilezza, direbbe il Dalai Lama, dell’amore, acconsentirebbe infine lo stesso Nash.
Incamminarsi verso questo tipo di orizzonte é impossibile con le misure dettate dalla paura di morire, richiede invece il prendersi cura interamente dell’altro, rispettandone l’integrità, la dignità, la libertà, i suoi fondamentali diritti.
Non c’è Vita per chi teme di perderla. E una società terrorizzata da malattie e morte, può essere solamente fuggita, abbandonata al suo destino. Bisognerà scegliere da quale parte stare.
Se può consolare, il Salmo 37 chiude con il versetto 37 in questo modo:
“Osserva l’uomo integro
e guarda l’uomo retto:
sì, c’è futuro per l’uomo di pace”.
Barbaro es y atrevido;
cumplio’ su calabra el cielo;
y asi, para el mismo apelo,
soperbio, desvanecido.
Y dunque separa ya quien eres,
y desengagnado estès,
y dunque en un lugar de te ves
donde a todos te prefieres,
mira bien lo que te advierto:
que sera humilide y blando,
porque quiza’ estas sonando,
dunque ves que estas despierto.
da La vida es sueno (La vita è sogno)
di Pedro Calderon de la Barca
The study by Andrea Crisanti and others, currently being published on Nature, entitled “Suppression of the COVID-19 epidemic in the municipality of Vo ‘Italy” is the bearer of extraordinary good news. Too bad that the authors do not underline them. So it is good, while we thank them for the work done, we make clear the positive numbers that can be glimpsed between the lines. So, as far as I intend to report, the study is based on two surveys conducted between 21 February and 7 March, which affected 85% (2812 people) and 71.5% (2343 people) of the population of Vo ‘ Euganeo (PD), the town of 3300 inhabitants where, on February 21, the first death from pneumonia occurred, which was attributed (by whom and on what basis?) to the SARS CoV-2 infection in Italy. The study not reported as a case of pneumonia has been defined, nothing regarding the clinical picture, nor anatomo-pathological disorders. It refers to the basis of a news item learned in the press (a man 78 years old, cardiopathic, who went through several shelters in intensive care died in that sad day. The study seems interested to elucidate, interestingly, the mechanisms of transmission of the virus and in particular the dynamics of its onward transmission, between symptomatic and asymptomatic subjects. The study produces also some useful data. The prevalence of Sars CoV-2 positive cases was 2.6% (73 positive tests / 2812 tests) in the first survey and 1.2% (29 positive tests / 2343 tests) in the second survey on 7 March. How many symptomatic cases with positive tests? The table show n. 43 symptomatic subjects/ 2812 subjects tested, equivalent to 0.015%. In the second survey 16/2343 symptomatic cases were found, that is equal to 0.0068%. Isn’t this good news? Only 7 -15 per 1000 inhabitants of Vo’ Euganeo manifested fever or cough in the winter period in a town of Veneto. Meanwhile, the Schiavonia Hospital, where Mr. Trevisan died, was first closed and then reopened as a COVID hospital. May be this is also a good new. We are preparing at the best, for the next pandemia. The study claims to have also collected data on the progression of symptoms and hospitalization of some subjects. Well, we will look forward to seeing them on a new publication.
Best Regards
Pasquale Valente
MD, PhD in Ind. & Environ. Hygiene . Italy
MD, PhD Industrial and Environmental Hygiene . Italy
The study by Andrea Crisanti and others, currently being published on Nature, entitled “Suppression of the COVID-19 epidemic in the municipality of Vo ‘Italy” is the bearer of extraordinary good news. Too bad that the authors do not underline them. So it is good, while we thank them for the work done, we make clear the positive numbers that can be glimpsed between the lines. So, as far as I intend to report, the study is based on two surveys conducted between 21 February and 7 March, which affected 85% (2812 people) and 71.5% (2343 people) of the population of Vo ‘ Euganeo (PD), the town of 3300 inhabitants where, on February 21, the first death from pneumonia occurred, which was attributed (by whom and on what basis?) to the SARS CoV-2 infection in Italy. The study not reported as a case of pneumonia has been defined, nothing regarding the clinical picture, nor anatomo-pathological disorders. It refers to the basis of a news item learned in the press (a man 78 years old, cardiopathic, who went through several shelters in intensive care died in that sad day. The study seems interested to elucidate, interestingly, the mechanisms of transmission of the virus and in particular the dynamics of its onward transmission, between symptomatic and asymptomatic subjects. The study produces also some useful data. The prevalence of Sars CoV-2 positive cases was 2.6% (73 positive tests / 2812 tests) in the first survey and 1.2% (29 positive tests / 2343 tests) in the second survey on 7 March. How many symptomatic cases with positive tests? The table show n. 43 symptomatic subjects/ 2812 subjects tested, equivalent to 0.015%. In the second survey 16/2343 symptomatic cases were found, that is equal to 0.0068%. Isn’t this good news? Only 7 -15 per 1000 inhabitants of Vo’ Euganeo manifested fever or cough in the winter period in a town of Veneto. Meanwhile, the Schiavonia Hospital, where Mr. Trevisan died, was first closed and then reopened as a COVID hospital. May be this is also a good new. We are preparing at the best, for the next pandemia. The study claims to have also collected data on the progression of symptoms and hospitalization of some subjects. Well, we will look forward to seeing them on a new publication.
Best Regards
“Suppression of COVID-19 outbreak in the municipality of Vo’ Italy”
Lo studio di Andrea Crisanti et al., in via di pubblicazione su Nature, dal titolo “Suppression of COVID-19 outbreak in the municipality of Vo’ Italy” é foriero di straordinarie buone notizie. Peccato che nè gli autori nè i giornalisti sembrano accorgersene. Dunque é bene, che mentre li ringraziamo per il lavoro svolto, portiamo in chiaro i numeri positivi che, tra le righe si intravedono. Dunque, per quanto intendo riferirne, lo studio si basa su due survey condotte tra il 21 febbraio ed il 7 marzo, che hanno interessato l’85% (2812 persone) ed il 71.5% (2343 persone) della popolazione di Vo’Euganeo (Pd), la cittadina di 3300 abitanti dove, il 21 febbraio si é verificato il primo decesso per polmonite, che é stato attribuito (da chi e su quali basi?) all’infezione da SARS CoV-2 in Italia. Lo studio non riporta come il caso di polmonite è stato definito, niente riguardo al quadro clinico, nè anatomo-patologico. Di esso si riferisce sulla base di notizia appresa a mezzo stampa. Per la cronaca trattasi del Sig. Adriano Trevisan, di anni 78, cardiopatico, passato per diversi reparti ed in rianimazione, in quella triste giornata. Lo studio sembra interessato ai meccanismi di trasmissione del virus ed in particolare alla dinamica della sua proiezione in avanti, tra soggetti sintomatici e asintomatici. A tal fine lo studio produce tuttavia alcuni utili dati. La prevalenza dei casi positivi a Sars CoV-2 é risultata pari al 2.6% (73 test +/2812 test) nella prima survey e 1.2% (29 test+ /2343 test) nella secnda survey del 7 marzo. I casi sintomatici con test positivo quanti sono stati? La tabella ce lo dice: 43. Ora 43 sintomatici /2812 soggetti testati equivale allo 0.015%. Nella seconda survey i casi sintomatici sono risultati 16/2343, cioè 0.0068%. Non sono buone notizie queste? Tra il 7 e il 15 per mille degli abitanti di Vo’, ha manifestato febbre o tosse nel periodo invernale in una cittadina del Veneto. Ma ci pensate che tutto é cominciato da Vo’? Intanto l’Ospedale di Schiavonia, dove il Sig. Trevisan é deceduto, é stato prima chiuso e poi riaperto come Ospedale COVID. Non so che cosa ci faranno, ma è comunque anche questa una buona notizia. Ci stiamo attrezzando per il meglio, in caso di una nuova pandemia, hai visto mai? Lo studio dichiara di aver raccolto anche dati sulla progressione dei sintomi e sull’ospedalizzazione di alcuni soggetti. Aspetteremo fiduciosi di vederli su una nuova pubblicazione.
A cavallo del capodanno cinese 2020, si è verificato un picco di mortalità per patologie respiratorie nella città cinese di Wuhan, dove vivono 11 milioni di persone. L’evento è stato gestito con relativa efficacia in Cina e in oriente, ma sta avendo una ricaduta straordinaria sul mondo occidentale.Un aspetto che non si può non cogliere riguarda il fatto che l’evento in questione, è stato accompagnato da una notevole “infodemia”, della quale riconosco essere stato afflitto anch’io.
Tra la fine di gennaio e i primi di marzo ho dedicato un numero imprecisato di ore nella lettura di articoli scientifici, segnalati da virologi d’ogni parte del mondo, apparentemente affidabili, ed ho cercato di capire quali nuovi pericoli minacciavano la salute dell’umanità, contribuendo in tal modo ad allertare molti colleghi sul rischio di una pandemia, che è poi stata effettivamente dichiarata dall’OMS.
Tuttavia, continuando a studiare i dati emergenti ho maturato via via un convincimento, divergente da quello del mainstream, che consiste nel considerare innocente il SARS-CoV-2 dei danni che gli sono affibbiati, fino a prova contraria. E mi sono messo pertanto alla ricerca di una prova che mi faccia ricredere, ma fino ad ora ho fallito.
Ho il sospetto invece che il mondo iperconnesso nel quale viviamo, e che permette una diffusione al grande pubblico in tempo reale e senza quasi barriere, di quanto viene elaborato in ambito scientifico, sia l’ideale per la manifestazione di notizie alterate, veicolate da giornali, televisioni, social network, virologi in cerca di notorietà. La probabilità che ciò avvenga è a parer mia niente affatto trascurabile e tale da non suscitare stupore se ne dovesse risultare un allarme generalizzato, tale da alimentare e diffondere paura, se non paranoia.
La diffusione di un allarme del genere, se relativo ad una nuova malattia, non sarebbe in grado di produrre un impatto significativo sul tipo di misure adottate dai singoli governi? Tale impatto non sarebbe variabile in relazione allo stato di tranquillità, solidità e sicurezza preesistente nei diversi Stati? Nei paesi nei quali minore é il prestigio e l’indipendenza delle istituzioni scientifiche, non si realizzerebbero forse i danni maggiori?
Ma questa è solo una parte del problema. Non ci sarebbe forse anche spazio, nelle condizioni emergenziali, per attori privi di scrupoli per affermare i propri interessi? Ma essendo io più interessato all’ambito sanitario, mi sento di porre alcune domande specifiche su di esso:
Alla luce del comportamento tenuto dall’OMS:
1) Le pratiche correntemente impiegate per dare nome ad una nuova malattia infettiva, sono da considerarsi sufficientemente valide ?
2) La gestione di una emergenza sanitaria da parte della protezione civile, che preveda il conteggio quotidiano publico “in real time” dei soggetti deceduti è cosa seria o non invece un amplificatore di panico collettivo?
3) A quale pregiudizio percettivo nei confronti di COVID-19 abbiamo assistito in questi mesi nel mondo politico, nei media e nel pubblico? E quali cause lo hanno alimentato?
4) E’ stato presente, in questi mesi, nei confronti di COVID-19, un pregiudizio cognitivo in ambito scientifico?
Ecco, se ci si volesse cimentare nel cercare risposte a questo tipo di domande, con maggiore impegno della forsennata opera di scrittura di sempre nuove ordinanze e di esecuzione crescente di tamponi, avremmo forse qualche strumento in più per uscire dall’emergenza economica, politica ed antropologica nella quale oggi 23 aprile 2020, il nostro amato Paese, si trova precipitato.
Buona Festa di Liberazione.
E’ tutto un mondo che va in pezzi. Ma il mondo continuerà ad andare avanti e per ora andrò avanti anch’io. Restiamo certo un po’ impoveriti, – ma io mi sento ancora così ricca, che questo vuoto non m’e’ entrato veramente dentro. Però dobbiamo tenerci in contatto col mondo attuale e dobbiamo trovarci un posto in questa realtà, non si può vivere solo con le verità eterne, così rischieremmo di fare la politica degli struzzi. Vivere pienamente, verso l’esterno come verso l’interno, non sacrificare nulla della realtà esterna a beneficio di quella interna, e viceversa: considera tutto ciò come un bel compito per te stessa.
Etty Hillesum, domenica 23 marzo 1941.
Nepsis
Per Platone il cuore fu stabilito come posto di guardia. Ad esso fanno capo emozioni e passioni. Circondato da thymos ( calore innato – tummo per i Tibetani – ribollimento del guerriero) , esso é per me il tabernacolo della testimonianza, la dimora del divino, la sede dell’umana coscienza, dove discernere tra la presenza e l’assenza del bene.
Qui lo sguardo interiore vigila (benevolo e/o selvaggio) su quanto sta succedendo, dentro e fuori di noi. Qui sensazioni, emozioni, sentimenti e pensiero s’incontrano, si accordano o divaricano. Con riflessi che si ripercuotono all’esterno, a distanze non immaginabili.
“La pace interiore di un individuo può influenzare la società oltre misura” (B. Griffiths) .
Provare gratitudine é un sentimento di riconoscenza per un beneficio (ricevuto o non) che si manifesta come un dono, in un essere vivo e aperto. Una forma di Grazia che attiene al vedere da vicino, senza giudizio, all’entrare in risonanza sia con la bellezza del creato, sia con il dolore degli esseri senzienti. Può capitare di percepire così un cuore più spazioso, che risuona di bellezza e compassione, di silenziosa preghiera.
Come coltivare questa qualità? Ognuno ha il suo modo di esplorare. Per quanto riguarda me, ho una preferenza sul dare valore ad ogni elemento della realtà manifesta (e non), con cui, con attenzione, mi capita di entrare in contatto, provando ad accoglierlo così com’é e discernendo, con animo tranquillo e il più possibile privo di pregiudizio cognitivo, i modi dell’interazione interdipendente.
Cosa può aiutarmi a mantenere stabile questo atteggiamento di gratitudine? La coltivazione dell’attitudine all’ascolto profondo, che per quanto mi è dato di comprendere, passa sempre per un’umile, vigile e stabile presenza (nepsis) di uno spirito (coscienza) connesso e consapevole, in grado di vedere con chiarezza, da una dimensione meditativa profonda, l’insorgenza ed il radicarsi della sofferenza portata dalle forme di attaccamento, confusione e avversione, e nutrire, per quanto ci é possibile, una dimensione più saggia, armonica e compassionevole del vivente.
La ricerca artistica, scientifica e poetica, per dare frutti, necessita di una mente aperta, capace di esplorare e cogliere la realtà, nella sua più nascosta complessità, al fine di darne una rappresentazione, autenticamente (validamente) originale, in grado di resistere nel tempo alle prove di falsificabilità.
Dalla qual cosa si ricava che la qualità dei frutti, in tutti e tre i campi, discende comunque dalla qualità dell’autore e dei criteri utilizzati.
In quanto credente amo agire secondo coscienza, perché non vedo altro modo di restare vivo.
La coscienza è una necessità dello spirito, sia nel credente sia nell’ateo.
Viene il silenzio.
Attonito ascolto.
Un nuovo giorno.
Tecnica mnemonica.
Basta un lieve profumo di “realtà” per ricordare un’intera città.
Esempio: un uomo va al mercato. Sua moglie gli ha chiesto di comprare:
a) zucchine
b) patate
c) cappuccina
d) sedano
e) banane
Come fa il nobiluomo a ricordarsene?
Non so quale metodo impiegate voi, quanto a me procedo nel modo seguente:
step n.1 – trasformo gli oggetti da ricordare in sillabe : ZU – PA – CA- SE- BA;
step n.2 – dò significato alla serie di sillabe, come di seguito: “zuppa” “case ” “bari”
step n.3 – l’ultimo passaggio consiste in un salto psico-emozionale e sensoriale : immagino l’odore della zuppa che sale dalle case di una via della città di Bari.
Ne sento salire l’odore fino all’ippocampo, indovarsi nella memoria più profonda e lì restare finchè non ci sarà bisogno di recuperarla.
Provate anche voi, funziona.
Meno d’un vuoto guscio di mandorla,
consumato con fede sulla pietra,
orlato e fischiante
tra i denti di un bambino.
In un giorno festoso di fine inverno, ricordo strofinavamo sulla pietra dura la mandorla racchiusa nel suo guscio, fino a consumarla nel centro panciuto (omphalos), da entrambi i lati. Dopo averne estratto il seme amaro, il guscio divieniva un fischietto da tenere tra le labbra e i denti, per noi bambini festosi.
Trapassato, da parte a parte, il piccolo strumento risuona del suo vuoto, intorno al respiro che l’attraversa, in entrambe le direzioni. Solo il pensarci mi rinnova ricordi e promesse, ogni volta dimenticate, riguardo al tempo che resta.
Mi ha colpito, a fine estate, vedere i mandorli spogli, con i loro frutti appesi, come dolori antichi.
Come immaginare un’altra primavera?
“La coscienza collega il nostro io con le esperienze degli eventi e ci consente di comprendere la nostra esistenza come entità pensante, rendendoci responsabili delle nostre azioni” – scrive Rita Levi-Montalcini (2004), intendendo per coscienza uno “stato di consapevolezza della nostra esistenza come entità individuale”.
Se questa è la funzione che RL-M attribuisce alla coscienza, resta da conoscere dove tale funzione si svolge. RL-M insiste sul fare riferimento al lobo limbico e alle strutture sottocorticali e diencefaliche del cervello (il circuito di Papez) quali “strutture deputate all’elaborazione ed estrinsecazione dell’emozione, e cioè di uno stato affettivo che esplica un ruolo di fondamentale importanza per la sopravvivenza dell’individuo e della specie”. Il sistema limbico, per questa funzione, é visto dunque come una sorta di apparato rice-trasmittente, per la coscienza, del flusso continuo di dati emergenti dagli stati emozionali.
Ecco, io ritengo che la funzione della coscienza individuale sia sempre orientata alla sopravvivenza della specie. Ed in questa funzione le emozioni esercitano un ruolo guida. Orbene, le emozioni si manifestano in modo universale nelle diverse specie, uniformemente ripetitive nella singola specie e talvolta nella comunità di appartenenza, ma hanno un risvolto di unicità nell’individuo, a motivo del come (dell’abitudine alla quale) la coscienza ha avuto modo di conformarsi nel suo costante interagire nel tempo.
Perché ciò accade? Perché la funzione della coscienza è di operare, in continuità, per l’unificazione dell’esserci (spazio-temporalmente), del conoscere e dell’ agire, secondo criteri umanamente riconoscibili di bellezza, verità e giustizia, in armonia con la libertà di scelta e l’autenticità di espressione. Cose queste ultime che risultano connesse, per l’appunto, con l’unicità dell’individuo, che di per sé può essere coraggioso o pavido, ma resta sempre un essere umano, degno di vivere libero, perché tale è stato creato.
Riguardo al ruolo delle emozioni RL-M ci ricorda che esse “sono armoniosamente coordinate sia quando si esplicano nell’attacco all’oggetto che ha provocato la reazione emotiva, sia quando si traducono nella fuga” (il famoso fight or fight di W.B. Cannon).
La forma di combattimento tuttavia, a parer mio, può essere anche nonviolenta, o persino ridursi ad una forma di semplice espressione vitale. In tal caso il semplice restare, insistere, perseverare in una posizione dettata da una buona coscienza, costituisce una necessità spirituale, un atto che indica un restare umani, piuttosto che una forma di resistenza attiva o passiva ad un’autorità, di questi tempi perseguibile da una legge disumana, non in grado di riconoscere il diritto alla cura delle necessità spirituali, al soddisfacimento delle quali, insisto, la coscienza si orienta nell’indicare la rotta più giusta per la sopravvivenza della specie, in accordo con il restante della Creazione.
Non è sempre stato questo il fine di ogni spedizione verso l’ignoto degli Argonauti d’ogni tempo?
Non è questo il “vello d’oro” capace di scrutare l’orizzonte e riportarci a casa?
Non è questo il compito attuale degli Argonauti della noosfera?
La bussola dell’esistenza non è forse la coscienza?
Cucendo insieme
libertà e compassione,
punto per punto.
Infinito spazio racchiuso in un grano di tempo: questo è la Vita.
Cos’è la Vita di un uomo, se te ne curi?
Spaziotempo animato, intercorrente tra la singolarità della nascita e la singolarità della morte.Per meglio dire: “Lo spaziotempo animato che chiamiamo Vita, che intercorre tra la singolarità della nascita e la singolarità della morte, equivale all’ Infinito racchiuso in un’infinitesima particella di tempo.”
Egocentrato. Aggrappato all’Ego. Prigioniero dell’ego. Chi è prigioniero dell’ego? Me stesso? Chi? Se mi metto alla sua ricerca, cosa trovo? Muscoli, ossa, organi, cellule, sensazioni, emozioni, pensieri, sentimenti. In uno spazio energetico in evoluzione costante. Delimitato. In continuo scambio multidimensionale (materiale, energetico, immateriale). Cos’altro? C’è un dentro e un fuori. Me ne accorgo? Un sentire e volere. Un fermarsi ed andare. Conoscere ed agire. Chi fa questo?
Se provo a considerare “me stesso” una confederazione (unificazione) di “sé” (e di celule) in connessione spazio-temporale, posso aspirare a ricercare un’armonia interiore e dell’interno con l’esterno. Così che un dialogo conoscitivo si avvia, muove verso l’ignoto, rilassato e attento.
La conoscenza si lascia meglio avvicinare da una mente che si mantiene aperta, disponibile ad ascoltare (con un cuore giovane) senza desiderio di trattenere per sé solo. Il premio è la meraviglia. Lo stupore del dono. La gratitudine.
“Cosa è possibile conoscere?” – s’interrogava Kant – “Cosa è doveroso fare. Cosa è lecito sperare?” Il limite della conoscenza è inconoscibile. È doveroso fare il bene ed evitare di fare il male. E’ lecito godere della meraviglia
“In verità io te l’ho detto. Ma tu non vuoi capire. L’Atman è silenzio”
Shankara, IX Sec. dopo Cristo.
Il teorema di Noether afferma che “a ogni simmetria continua corrisponde una grandezza conservata” .
Nel 1926, ad Heisenberg che gli osservava che l’idea delle quantità osservabili era in realtà tratta dalla sua teoria della relatività, Einstein rispose: “Può darsi, ma ciò non toglie che sia un principio filosoficamente sbagliato” dal momento che senza teoria non può esserci cosa osservabile. (Vincenzo Barone “L’ordine del mondo” Le simmetrie in fisica da Aristotele ad Higgs. 2013)
Al dunque, affrettati, presto la vita svanisce e il tempo che resta è quello che manca al nuovo risveglio.
Nulla si perde, niente è per sempre.
È mia radicata convinzione che la funzione della coscienza sia quella di far sì che il vivere umano si conformi all’armonia dell’intera Creazione, stabilendo per ogni singolo individuo un ritmo vitale unico, uniforme e universale, così da dare senso all’esistenza di ognuno. Unico, sul piano della realizzazione del progetto umano individuale, uniforme, per quanto attiene all’espressione dei parametri vitali (ritmo cardiaco, respiratorio e cerebrale), universale, nell’adesione ai bisogni evolutivi della specie e dell’ambiente nel quale ci è stato dato di nascere.
Ne discende che una buona coscienza, a parer mio, risulta essere elemento primario per il manifestarsi di un autentico stato di buona salute. E che ogni scelta che porti a sostenere il mantenimento di una buona coscienza porta di per sé anche uno stato di salute sul piano fisico, psichico e spirituale.
Da questa premessa è facile comprendere perché il 27 marzo 2020, alle ore 16.30, ero in piazza San Pietro, nonostante non avessi ricevuto alcun invito, pubblico o personale ad esserci. La necessità spirituale che mi ci aveva portato era naturalmente emersa da un bisogno profondo che mi spingeva ad essere là dove il mio cuore desiderava/poteva/doveva essere. La’ dove un uomo ‘solo’ di lì a poco, avrebbe fatto comprendere al mondo intero quanto dolorosa potesse essere la solitudine dello Spirito.
Pioveva, ma ero fermamente, intenzionato a restare lì, in preghiera personale, in compagnia dei Salmi, in attesa dell’arrivo del Papa e della sua benedizione dal vivo. Purtroppo l’interpretazione della Legge da parte della Polizia di Stato è stata del tutto differente: mi hanno dapprima multato (in quanto i DPCM Conte, a loro dire, non prevedono, tra le giustificazioni agli spostamenti le necessità spirituali), quindi fermato, con modi bruschi (ammanettato), ai quali non era possibile resistere, pur volendo con tutto me stesso, e pacificamente s’intende, continuare a restare dove mi trovavo. Infine mi hanno spinto in una macchina e portato in guardina, al più vicino commissariato, dove sono stato tenuto fino alla fine della celebrazione del Papa. Alle 20.00 mi hanno finalmente rilasciato, con una denuncia per l’ipotesi di reato di cui agli artt 337 e 650 C.P.(!)
Concludendo, il 27 marzo 2020, alle ore 17.30 circa, in una Piazza San Pietro, all’apparenza deserta di anime, ma piena di poliziotti, sul territorio dello Stato della Repubblica Italiana, mi è stato impedito, con l’impiego preordinato di una forza non necessaria ( non costituendo io pericolo né per me, né per altri) l’esercizio di un diritto costituzionale e cosa ancor più grave, mi è stata negata la possibilità di non lasciare solo sua Santità, nell’ora più dura, per Lui.
Spazio racchiuso
in un grano di tempo
ora raccolto.
mare festoso,
dal porto risalgono
voci d’un tempo.
Con gioia studio
la natura dell’Olmo.
Chi sta cantando?