Per uno sviluppo integrale.

L’umanità dispone, al tempo presente, di conoscenze sufficienti a trasformare il mondo, nel bene e nel male, come mai prima. Progettare la forma che lo spazio-tempo animato planetario prenderà,  in questo primo scorcio di millennio, è di certo valore ai fini della sopravvivenza di una moltitudine di specie. Alla luce del potere dei mezzi tecnologici  che possono essere agiti (ed ancor piu’ sviluppati)  c’è necessità di interrogarsi costantemente sull’impatto che il loro utilizzo  può  avere, nel tempo, sui beni primari di cui disponiamo: natura, salute, umanesimo.

L’essere, conoscere ed agire rappresentano le caratteristiche costitutive d’ogni individuo, gruppo, comunità. Cosa vuole essere l’umanità ? Come continuerà ad esplorare i limiti della conoscenza? In cosa si troverà indaffarata?    

Orientarsi dunque nella progettazione dei piani di sviluppo tenendo ben presenti i bisogni fondamentali della Vita può essere il modo migliore di sbagliare di meno e produrre pertanto meno sofferenza ai viventi delle prossime generazioni. Per questo ci tengo a ricordare che gli obiettivi strategici, per il pianeta e per le nazioni, restano la salvaguardia dell’ambiente, della qualità di acque, suolo e aria, della salute e dell’ istruzione delle presenti e future generazioni, della qualità del pensiero umano. Non ci si può affidare con certezza ad una  scienza  che non sia in dialogo costante con la coscienza umana planetaria.  L’avvento dell’intelligenza artificiale rischia di stressare particolarmente quell’ordine di specie che ci ha condotto fin qui, proiettandoci  in un campo di straordinaria incertezza esistenziale.  E’ di cruciale importanza allora assicurare che i nuovi strumenti tecnologici e delle scienze della vita, siano nel  pieno e sapiente controllo dei piu’ saggi.

C’è bisogno di un cambio di mentalità, soprattutto in quanti decidono e producono, ma non solo. Difesa, nutrizione e cura della persona, conoscenza,  esplorazione  e intrapresa, riposo, espressione creativa, relazioni umane e familiari sono bisogni fondamentali che devono sempre essere salvaguardati e che rappresentano i tratti distintivi dei settori strategici  per i quali vale la pena pianificare, ai diversi livelli di scala, andando  oltre il PIL , utilizzando nel concreto nuovi  criteri di valutazione dello sviluppo e della qualità dei beni che vengono prodotti e consumati. La riconversione ecologica non può aspettare e potrebbe ben  rappresentare quell’impresa comune, capace di impegnare le nazioni dell’est e dell’ovest nel modo migliore, tenendo a bada gli  istinti distruttivi che sempre, alimentati dalla paura, possono inaspettatamente riemergere.   

In tempi onesti

Viviamo in tempi onesti dopotutto, dove non è piu’ possibile ingannarsi sulla realtà nella quale ci troviamo intrappolati. Da sempre larghissima parte dell’umanità è vissuta in schiavitù e cattività. Adesso, rinchiusa nei rifugi domestici, sotto il bombardamento continuo di una martellante propaganda, la popolazione, provata, comprende finalmente in cuor suo di essere il bersaglio di una guerra non dichiarata, per il dominio assoluto sugli esseri umani, che straccia ogni speranza di un umanesimo planetario.

Oggi siamo sul punto di considerare un crimine la scelta di non farsi infilzare dalla Pfizer. Un crimine incontrarsi all’aperto, ballare, ridere, cantare insieme. Un crimine vivere senza terrore.

Il lobbismo ha occupato “manu militari” gli Stati e ne regola il funzionamento legalmente, cosicché, nell’attuale mercato politico, le popolazioni costituiscono merce di scambio, comprensiva di dati personali e sensibili , nella rassegnata e servile sottomissione generale, alimentata da ricatti e paure.

Quanto tempo ci vorrà per tornare a riveder le stelle? Quanta resistenza umana sarà necessario sviluppare? Quella di sempre, quella che ci ha portato fin qua, di generazione in generazione. Nulla di più che un restare umani, ascoltare il sentimento che ci anima, mantenersi svegli, consapevoli della meravigliosa vita e darsi ad essa senza riserve.

Con forza, coraggio e lucidità. Buon lunedì di Pasqua. Buona Vita.

Effetto serra in sala stampa

Un tempo  i “cani da guardia della democrazia”  abbaiavano talvolta alle faine, ora capita piuttosto di sentirli abbaiare alla  croce rossa, con la scusa dei no vax.  Ce n’è  uno, in particolare, intrappolato da qualche decennio in un’amaca nel cortile del padrone di sempre, che non è  lo Stato, che tiene d’occhio i medici della sanità  pubblica, e rimprovera loro in realtà l’arte medica, la scienza e coscienza con la quale operano e si guadagnano da vivere.

Come osano esercitare un pensiero medico? Tanto più  che è  fuori moda. Sono tempi questi di mobilitazione alla guerra! Dall’amaca non s’alza la prosa di un Papini, ma il lezzo, il puzzo, il fetore è  quello delle parole andate a male per effetto serra. Nel 1914 Giovanni Papini, richiamava alla memoria collettiva che la guerra, alla quale incitava “lascia meno bocche intorno alla stessa tavola. E leva di torno un’infinità di uomini che vivevano perché erano nati; che mangiavano per vivere, che lavoravano per mangiare e maledicevano il lavoro senza il coraggio di rifiutar la vita”.

Ecco, siamo tornati al punto di partenza, ma con altre forme. Oggi la propaganda combatte le libertà, le arti, le autonomie di giudizio, il pensiero assennato.  Quando la propaganda si diffonde in ogni ambito della società, in ogni ora del giorno, con ogni strumento, contro le poche  teste che si ostinano a valutare, confrontare, soppesare, studiare, con metodo scientifico  e con  coscienza umana. Quando il pensiero medico libero, autentico patrimonio dell’umanità,  è  messo al bando, accusato di diserzione e tradimento,  perseguitato,  allora l’impoverimento  che ne deriva è drammatico socialmente.  

Sottomettere l’esercizio della professione medica a marcatura preventiva è  cosa da bestie, che anticipa algoritmi ben peggiori. Non vorrei che la prosa di un Melampo fosse mai presa ad esempio dall’intelligenza artificiale. Solo per questo ne scrivo.