In cosa differisce l’ordine vitale di un corpo umano da quello di una rosa? L’impressione che il loro spaziotempo animato lascia nell’universo, per bellezza, profumo, sentimento, da cosa dipende? Da quali innate qualità? C’é corrispondenza tra il divenire delle forme di vita terrestri ed i movimenti dello spirito, tanto misteriosi quanto insondabili? C’è somiglianza tra la realtà della specie umana attuale e la creatura originaria impastata d’acqua e terra e insufflata di spirito vivente della Genesi?
L’albero della vita (della specie umana) radica e germoglia, nel pianeta, adattandosi e modificando l’ambiente che abita. Con quale scopo? Quale può essere considerato il suo compimento? Che prospettiva ha di raggiungerlo? In che modo, su quale via?
Forse interrogarsi sulle potenzialità dei singoli può aiutare ad intravedere una possibilità di natura più universale (di specie)? Un pensiero del genere è esposto con naturalezza all’azione del dubbio, che ha di per sè il potere di scindere, separare elemento da elemento. Il pensiero religioso tende a porre l’accento sulla responsabilità dell’individuo e sulla misericordia divina, nella certezza di una possibile relazione tra le due realtà. Il dubbio che non trova soluzione, porta invece a mettere in discussione la relazione misteriosa dell’umano con il divino, impedendo di fatto la connessione con la sorgente profonda della vita e rendendo così vana l’esistenza. E’ un aspetto di ciò che va sotto le spoglie del libero arbitrio, e che rende possibile rifiutare persino il paradiso in terra.
Mentre nella semplicità di un cuore puro si custodisce la possibilità dell’umano di divenire se stesso, di rendere compiuto il senso del proprio nome. Un semplice sguardo puro sulla realtà misteriosa che ci anima è in grado di liberare dalla paura, di stare con quel che c’è e di farvi affidamento. Cos’è puro dunque? Tutto ciò che non inganna, che permette di accostarci al mistero senza aspettativa di possesso, che ci dispone ad agire con integrità, secondo coscienza, in contemplazione delle manifestazioni dello spirito nella propria esistenza.
Ora, un cambiamento della nostra relazione con il dubbio, può aiutare a far sì che, pur esercitato, esso non sia più in grado di intaccare le relazioni del nostro nucleo profondo con la Vita, bensì di permetterci di interrogarci sulla distanza dalla sorgente di vita nella quale ci troviamo ad essere, ben sapendo che c’è una sapienza innata in noi, che cerca di essere ascoltata, goccia a goccia nell’attonito silenzio dell’anima.
Il dubbio può venire in nostro soccorso per meglio divenire consapevoli delle trasformazioni in corso e dei passi da compiere sulla via del ritorno.
La natura divina è impressa nel nostro cuore di carne. Un segno indelebile, una ferita d’amore che rende possibile il rispondere ad un richiamo trascendente, che ci fa tremare nel riconoscere l’impronta dei Passi, che difende a spada tratta la germogliante dimora della vita. Qui, nel contemplativo timor di D-o, è il principio della sapienza. Vuota e senza forma è la mente che accoglie il seme della parola, che dall’attonito silenzio origina, come acqua che sorge, viva, dalla roccia profonda.
E si sta in pace, con la gioia di essere nel giorno nuovamente vivo, per un giorno, insieme con la rosa.