Cosa é bene per l’uomo?
Se si strappa all’uomo la promessa della Vita, quella vigorosa promessa di esserci autenticamente, in libertà, dinanzi al mistero della vita, che rimane? Niente altro che un dimenticare, giorno per giorno, il proprio nome, dietro una peste nera che porta ad identificarci con un sacco di pelle a nove buchi, dimenticandoci, per l’appunto, che siamo qui con il fine di seppellirlo quel sacco, sotto una coltre di buona e fertile terra, per farci radice e germoglio di nuova vita.
Sono – afferma Seneca – le necessità alle quali siamo vincolati a determinare ciò che siamo.
Se viene meno la necessità spirituale, il desiderio di conoscere Dio, che resta?
“Non sarebbe valsa la pena di nascere. Che motivo c’era, infatti, perchè mi rallegrassi di essere stato posto nel novero dei viventi? Per rimpinzare questo corpo cagionevole e languido … per passare la vita al servizio di un malato? Per aver paura della morte, per la quale soltanto nasciamo? Togli questo bene inestimabile, e la vita non vale il sudore e l’affanno che mi costa” (Lettere a Lucilio,Libro I , I fuochi celesti).
Quel bene comune, al quale sembriamo disposti a sacrificare le libertà dei singoli, é anche bene per l’uomo? Cosa é bene per l’uomo?
C’è un bene fisico e un bene morale – direbbe Kant – e “il modo di pensare l’unificazione tra il benessere e la virtù nelle relazioni con altri é l’umanità” e ancora “il fine del tutto contenga in sé le condizioni dei fini delle parti”. Solo dalla cooperazione tra individui con pari diritti e dignità può venire la soluzione all’infelicità dell’uomo. E le malattie sono solo una parte del tema della sofferenza umana. Non sarà la sola ragione a rendere sicure le nostre vite.
Un equilibrio ottimale basato su un gioco a vincere – non cooperativo (l’equilibrio di Nash) , sconta il limite per il quale, pur cercando di evitare il peggio, e fare il meglio per sé e per gli altri, si resta ancorati al dualismo del vincere o perdere, piuttosto che della condivisione del bene.
E’ tutta qui la radice inestirpata delle guerre, della segregazione, dell’ingiustizia sociale, del dominio sulle creature. La volontà di dominio.
A cosa ispirarsi invece? Alla semplice logica del rispetto reciproco, della gentilezza, direbbe il Dalai Lama, dell’amore, acconsentirebbe infine lo stesso Nash.
Incamminarsi verso questo tipo di orizzonte é impossibile con le misure dettate dalla paura di morire, richiede invece il prendersi cura interamente dell’altro, rispettandone l’integrità, la dignità, la libertà, i suoi fondamentali diritti.
Non c’è Vita per chi teme di perderla. E una società terrorizzata da malattie e morte, può essere solamente fuggita, abbandonata al suo destino. Bisognerà scegliere da quale parte stare.
Se può consolare, il Salmo 37 chiude con il versetto 37 in questo modo:
“Osserva l’uomo integro
e guarda l’uomo retto:
sì, c’è futuro per l’uomo di pace”.