Nuove novelle

Non so se un virus può essere considerato una forma di vita o solo materiale genetico in cerca di una cellula da infettare (informare?). Neppure so se avesse ragione Mark Twain nell’affermare che se non leggi i giornali non sei informato, ma se li leggi sei male informato. Avendo promesso a me stesso di prendermi cura della vita mi ritorovo a cercare di confutare la tesi che sia l’ex novel -CoV la causa della rovina del mondo e non la scelta insana di bloccare tutto. C’è un’altra narrazione possibile, che, se fosse adottata, potrebbe tirarci fuori dai guai. Ed é la narrazione che ritiene il Sars CoV-2 solo uno dei trilioni di virus in natura, alla quale l’umanità ha la sorte di trovarsi esposta, e che è possibile convivere con esso, come con gli altri, senza iper reagire, evitando di cercarne l’impossibile sterminio (troppo evoluti e veloci, per noi, i virus), senza temerne una non dimostrata, terrifica potenza.

Usciamo dunque da una logica di guerra, tanto semplificata quanto rozza e ascientifica e, di grazia, accediamo ad un confronto leggermente più elevato, sul piano delle scienze biologiche, sociali ed umane, tale da prendere in considerazione la complessità della Realtà e dei modelli dinamici che la compongono e scompongono, giorno dopo giorno. Ad oggi, non solo non risulta dimostrata una particolare letalità del virus (negli animali e nell’uomo), ma va affiorando la possibilità che la cura proposta sia assai peggiore della malattia, che sempre é da intendersi come una perturbazione di sani equilibri, capace di evolvere nella demolizione delle funzioni fisiologiche e cito-architettoniche del sistema complesso adattativo che è un organismo, per non parlare di un “essere” vivente. Se ogni malattia é un frutto amaro di interazioni multifattoriali (meglio, multidimensionale, all’interno del singolo individuo), non basta di sicuro la scoperta di un nuovo sospetto agente patogeno per definire, con dignità di causa, una nuova patologia. Su tale punto mi aspetto che la WHO definisca quanto prima, e fondatamente, le caratteristiche di questa mal nominata (nuova?) malattia.

Oltre al virus, come sempre, secondo il modello bio-psico-sociale tutt’ora riconosciuto, hanno un peso assai determinante le difese dell’individuo, l’umore, la qualità dell’alimentazione, dell’aria e dell’acqua, la possibilità di godere di passeggiate all’aria aperta nella natura, l’espressione artistica, l’ascolto della musica, le buone relazioni umane, il godimento o la privazione degli affetti più cari, il sostegno della comunità, la qualità della cura, la preghiera. Tutti elementi, a ben vedere che le politiche del lockdown deprimono, riducono, cancellano, insieme ai diritti fondamentali dell’uomo. Ce n’è abbastanza per accedere al Tribunale Internazionale e, per chi ha fatto il giuramento di Ippocrate, per esprimersi pubblicamente in favore del ritorno alla normalità, all’aria aperta, agli affetti familiari. Meglio, dovremmo considerarla una prescrizione medica, l’ordine di un Medico. Qualcosa in contrario da parte del Comitato Scientifico del Governo?

Cosa é bene per l’uomo?

Cosa é bene per l’uomo?

Se si strappa all’uomo la promessa della Vita, quella vigorosa promessa di esserci autenticamente, in libertà, dinanzi al mistero della vita, che rimane? Niente altro che un dimenticare, giorno per giorno, il proprio nome, dietro una peste nera che porta ad identificarci con un sacco di pelle a nove buchi, dimenticandoci, per l’appunto,  che siamo qui con il fine di seppellirlo quel sacco, sotto una coltre di buona e fertile terra, per farci radice e germoglio di nuova vita.

Sono – afferma Seneca – le necessità alle quali siamo vincolati a determinare ciò che siamo.
Se viene meno la necessità spirituale, il desiderio di conoscere Dio, che resta?
“Non sarebbe valsa la pena di nascere. Che motivo c’era, infatti, perchè mi rallegrassi di essere stato posto nel novero dei viventi? Per rimpinzare questo corpo cagionevole e languido … per passare la vita al servizio di un malato? Per aver paura della morte, per la quale soltanto nasciamo? Togli questo bene inestimabile, e la vita non vale il sudore e l’affanno che mi costa” (Lettere a Lucilio,Libro I , I fuochi celesti).

Quel bene comune, al quale sembriamo disposti a sacrificare le libertà dei singoli, é anche bene per l’uomo? Cosa é bene per l’uomo?
C’è un bene fisico e un bene morale – direbbe Kant – e “il modo di pensare l’unificazione tra il benessere e la virtù nelle relazioni con altri é l’umanità” e ancora “il fine del tutto contenga in sé le condizioni dei fini delle parti”. Solo dalla cooperazione tra individui con pari diritti e dignità può venire la soluzione all’infelicità dell’uomo. E le malattie sono solo una parte del tema della sofferenza umana. Non sarà la sola ragione a rendere sicure le nostre vite.
Un equilibrio ottimale basato su un gioco a vincere – non cooperativo (l’equilibrio di Nash) , sconta il limite per il quale, pur cercando di evitare il peggio, e fare il meglio per sé e per gli altri, si resta ancorati al dualismo del vincere o perdere, piuttosto che della condivisione del bene.
E’ tutta qui la radice inestirpata delle guerre, della segregazione, dell’ingiustizia sociale, del dominio sulle creature. La volontà di dominio.

A cosa ispirarsi invece? Alla semplice logica del rispetto reciproco, della gentilezza, direbbe il Dalai Lama, dell’amore, acconsentirebbe infine lo stesso Nash.
Incamminarsi verso questo tipo di orizzonte é impossibile con le misure dettate dalla paura di morire, richiede invece il prendersi cura interamente dell’altro, rispettandone l’integrità, la dignità, la libertà, i suoi fondamentali diritti.
Non c’è Vita per chi teme di perderla. E una società terrorizzata da malattie e morte, può essere solamente fuggita, abbandonata al suo destino. Bisognerà scegliere da quale parte stare.

Se può consolare, il Salmo 37 chiude con il versetto 37 in questo modo:
“Osserva l’uomo integro
e guarda l’uomo retto:
sì, c’è futuro per l’uomo di pace”.

Barbaro es y atrevido;

cumplio’ su calabra el cielo;

y asi, para el mismo apelo,

soperbio, desvanecido.

Y dunque separa ya quien eres,

y desengagnado estès,

y dunque en un lugar de te ves

donde a todos te prefieres,

mira bien lo que te advierto:

que sera humilide y blando,

porque quiza’ estas sonando,

dunque ves que estas despierto.

da La vida es sueno (La vita è sogno)

di Pedro Calderon de la Barca

“Suppression of the COVID-19 epidemic in the municipality of Vo ‘Italy”

The study by Andrea Crisanti and others, currently being published on Nature, entitled “Suppression of the COVID-19 epidemic in the municipality of Vo ‘Italy” is the bearer of extraordinary good news. Too bad that the authors do not underline them. So it is good, while we thank them for the work done, we make clear the positive numbers that can be glimpsed between the lines. So, as far as I intend to report, the study is based on two surveys conducted between 21 February and 7 March, which affected 85% (2812 people) and 71.5% (2343 people) of the population of Vo ‘ Euganeo (PD), the town of 3300 inhabitants where, on February 21, the first death from pneumonia occurred, which was attributed (by whom and on what basis?) to the SARS CoV-2 infection in Italy. The study not reported as a case of pneumonia has been defined, nothing regarding the clinical picture, nor anatomo-pathological disorders. It refers to the basis of a news item learned in the press (a man 78 years old, cardiopathic, who went through several shelters in intensive care died in that sad day. The study seems interested to elucidate, interestingly, the mechanisms of transmission of the virus and in particular the dynamics of its onward transmission, between symptomatic and asymptomatic subjects. The study produces also some useful data. The prevalence of Sars CoV-2 positive cases was 2.6% (73 positive tests / 2812 tests) in the first survey and 1.2% (29 positive tests / 2343 tests) in the second survey on 7 March. How many symptomatic cases with positive tests? The table show n. 43 symptomatic subjects/ 2812 subjects tested, equivalent to 0.015%. In the second survey 16/2343 symptomatic cases were found, that is equal to 0.0068%. Isn’t this good news? Only 7 -15 per 1000 inhabitants of Vo’ Euganeo manifested fever or cough in the winter period in a town of Veneto. Meanwhile, the Schiavonia Hospital, where Mr. Trevisan died, was first closed and then reopened as a COVID hospital. May be this is also a good new. We are preparing at the best, for the next pandemia. The study claims to have also collected data on the progression of symptoms and hospitalization of some subjects. Well, we will look forward to seeing them on a new publication.

Best Regards

Pasquale Valente

MD, PhD in Ind. & Environ. Hygiene . Italy

https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.04.17.20053157v1?fbclid=IwAR3S0SMvGeO1uiHNtOLidosxC6EeJZL7JzRw96ZVTX3lUNyoKC8E-9SQ3sI#edit-4886671050

MD PhD Industrial and Environmental Hygiene Italy The…

MD, PhD Industrial and Environmental Hygiene . Italy

The study by Andrea Crisanti and others, currently being published on Nature, entitled “Suppression of the COVID-19 epidemic in the municipality of Vo ‘Italy” is the bearer of extraordinary good news. Too bad that the authors do not underline them. So it is good, while we thank them for the work done, we make clear the positive numbers that can be glimpsed between the lines. So, as far as I intend to report, the study is based on two surveys conducted between 21 February and 7 March, which affected 85% (2812 people) and 71.5% (2343 people) of the population of Vo ‘ Euganeo (PD), the town of 3300 inhabitants where, on February 21, the first death from pneumonia occurred, which was attributed (by whom and on what basis?) to the SARS CoV-2 infection in Italy. The study not reported as a case of pneumonia has been defined, nothing regarding the clinical picture, nor anatomo-pathological disorders. It refers to the basis of a news item learned in the press (a man 78 years old, cardiopathic, who went through several shelters in intensive care died in that sad day. The study seems interested to elucidate, interestingly, the mechanisms of transmission of the virus and in particular the dynamics of its onward transmission, between symptomatic and asymptomatic subjects. The study produces also some useful data. The prevalence of Sars CoV-2 positive cases was 2.6% (73 positive tests / 2812 tests) in the first survey and 1.2% (29 positive tests / 2343 tests) in the second survey on 7 March. How many symptomatic cases with positive tests? The table show n. 43 symptomatic subjects/ 2812 subjects tested, equivalent to 0.015%. In the second survey 16/2343 symptomatic cases were found, that is equal to 0.0068%. Isn’t this good news? Only 7 -15 per 1000 inhabitants of Vo’ Euganeo manifested fever or cough in the winter period in a town of Veneto. Meanwhile, the Schiavonia Hospital, where Mr. Trevisan died, was first closed and then reopened as a COVID hospital. May be this is also a good new. We are preparing at the best, for the next pandemia. The study claims to have also collected data on the progression of symptoms and hospitalization of some subjects. Well, we will look forward to seeing them on a new publication.
Best Regards

Suppression of COVID 19 outbreak in the…

“Suppression of COVID-19 outbreak in the municipality of Vo’ Italy”

Lo studio di Andrea Crisanti et al., in via di pubblicazione su Nature, dal titolo “Suppression of COVID-19 outbreak in the municipality of Vo’ Italy” é foriero di straordinarie buone notizie. Peccato che nè gli autori nè i giornalisti sembrano accorgersene. Dunque é bene, che mentre li ringraziamo per il lavoro svolto, portiamo in chiaro i numeri positivi che, tra le righe si intravedono. Dunque, per quanto intendo riferirne, lo studio si basa su due survey condotte tra il 21 febbraio ed il 7 marzo, che hanno interessato l’85% (2812 persone) ed il 71.5% (2343 persone) della popolazione di Vo’Euganeo (Pd), la cittadina di 3300 abitanti dove, il 21 febbraio si é verificato il primo decesso per polmonite, che é stato attribuito (da chi e su quali basi?) all’infezione da SARS CoV-2 in Italia. Lo studio non riporta come il caso di polmonite è stato definito, niente riguardo al quadro clinico, nè anatomo-patologico. Di esso si riferisce sulla base di notizia appresa a mezzo stampa. Per la cronaca trattasi del Sig. Adriano Trevisan, di anni 78, cardiopatico, passato per diversi reparti ed in rianimazione, in quella triste giornata. Lo studio sembra interessato ai meccanismi di trasmissione del virus ed in particolare alla dinamica della sua proiezione in avanti, tra soggetti sintomatici e asintomatici. A tal fine lo studio produce tuttavia alcuni utili dati. La prevalenza dei casi positivi a Sars CoV-2 é risultata pari al 2.6% (73 test +/2812 test) nella prima survey e 1.2% (29 test+ /2343 test) nella secnda survey del 7 marzo. I casi sintomatici con test positivo quanti sono stati? La tabella ce lo dice: 43. Ora 43 sintomatici /2812 soggetti testati equivale allo 0.015%. Nella seconda survey i casi sintomatici sono risultati 16/2343, cioè 0.0068%. Non sono buone notizie queste? Tra il 7 e il 15 per mille degli abitanti di Vo’, ha manifestato febbre o tosse nel periodo invernale in una cittadina del Veneto. Ma ci pensate che tutto é cominciato da Vo’? Intanto l’Ospedale di Schiavonia, dove il Sig. Trevisan é deceduto, é stato prima chiuso e poi riaperto come Ospedale COVID. Non so che cosa ci faranno, ma è comunque anche questa una buona notizia. Ci stiamo attrezzando per il meglio, in caso di una nuova pandemia, hai visto mai? Lo studio dichiara di aver raccolto anche dati sulla progressione dei sintomi e sull’ospedalizzazione di alcuni soggetti. Aspetteremo fiduciosi di vederli su una nuova pubblicazione.

Quattro domande in cerca di risposte

A cavallo del capodanno cinese 2020, si è verificato un picco di mortalità per patologie respiratorie nella città cinese di Wuhan, dove vivono 11 milioni di persone. L’evento è stato gestito con relativa efficacia in Cina e in oriente, ma sta avendo una ricaduta straordinaria sul mondo occidentale.Un aspetto che non si può non cogliere riguarda il fatto che l’evento in questione, è stato accompagnato da una notevole “infodemia”, della quale riconosco essere stato afflitto anch’io.
Tra la fine di gennaio e i primi di marzo ho dedicato un numero imprecisato di ore nella lettura di articoli scientifici, segnalati da virologi d’ogni parte del mondo, apparentemente affidabili, ed ho cercato di capire quali nuovi pericoli minacciavano la salute dell’umanità, contribuendo in tal modo ad allertare molti colleghi sul rischio di una pandemia, che è poi stata effettivamente dichiarata dall’OMS.
Tuttavia, continuando a studiare i dati emergenti ho maturato via via un convincimento, divergente da quello del mainstream, che consiste nel considerare innocente il SARS-CoV-2 dei danni che gli sono affibbiati, fino a prova contraria. E mi sono messo pertanto alla ricerca di una prova che mi faccia ricredere, ma fino ad ora ho fallito.
Ho il sospetto invece che il mondo iperconnesso nel quale viviamo, e che permette una diffusione al grande pubblico in tempo reale e senza quasi barriere, di quanto viene elaborato in ambito scientifico, sia l’ideale per la manifestazione di notizie alterate, veicolate da giornali, televisioni, social network, virologi in cerca di notorietà. La probabilità che ciò avvenga è a parer mia niente affatto trascurabile e tale da non suscitare stupore se ne dovesse risultare un allarme generalizzato, tale da alimentare e diffondere paura, se non paranoia.

La diffusione di un allarme del genere, se relativo ad una nuova malattia, non sarebbe in grado di produrre un impatto significativo sul tipo di misure adottate dai singoli governi? Tale impatto non sarebbe variabile in relazione allo stato di tranquillità, solidità e sicurezza preesistente nei diversi Stati? Nei paesi nei quali minore é il prestigio e l’indipendenza delle istituzioni scientifiche, non si realizzerebbero forse i danni maggiori?

Ma questa è solo una parte del problema. Non ci sarebbe forse anche spazio, nelle condizioni emergenziali, per attori privi di scrupoli per affermare i propri interessi? Ma essendo io più interessato all’ambito sanitario, mi sento di porre alcune domande specifiche su di esso:

Alla luce del comportamento tenuto dall’OMS:

1) Le pratiche correntemente impiegate per dare nome ad una nuova malattia infettiva, sono da considerarsi sufficientemente valide ?

2) La gestione di una emergenza sanitaria da parte della protezione civile, che preveda il conteggio quotidiano publico “in real time” dei soggetti deceduti è cosa seria o non invece un amplificatore di panico collettivo?

3) A quale pregiudizio percettivo nei confronti di COVID-19 abbiamo assistito in questi mesi nel mondo politico, nei media e nel pubblico? E quali cause lo hanno alimentato?

4) E’ stato presente, in questi mesi, nei confronti di COVID-19, un pregiudizio cognitivo in ambito scientifico?

Ecco, se ci si volesse cimentare nel cercare risposte a questo tipo di domande, con maggiore impegno della forsennata opera di scrittura di sempre nuove ordinanze e di esecuzione crescente di tamponi, avremmo forse qualche strumento in più per uscire dall’emergenza economica, politica ed antropologica nella quale oggi 23 aprile 2020, il nostro amato Paese, si trova precipitato.

Buona Festa di Liberazione.

Domenica 23 marzo 1941

E’ tutto un mondo che va in pezzi. Ma il mondo continuerà ad andare avanti e per ora andrò avanti anch’io. Restiamo certo un po’ impoveriti, – ma io mi sento ancora così ricca, che questo vuoto non m’e’ entrato veramente dentro. Però dobbiamo tenerci in contatto col mondo attuale e dobbiamo trovarci un posto in questa realtà, non si può vivere solo con le verità eterne, così rischieremmo di fare la politica degli struzzi. Vivere pienamente, verso l’esterno come verso l’interno, non sacrificare nulla della realtà esterna a beneficio di quella interna, e viceversa: considera tutto ciò come un bel compito per te stessa.

Etty Hillesum, domenica 23 marzo 1941.

Nepsis Per Platone il cuore fu stabilito come…

Nepsis

Per Platone il cuore fu stabilito come posto di guardia. Ad esso fanno capo emozioni e passioni. Circondato da thymos ( calore innato – tummo per i Tibetani – ribollimento del guerriero) , esso é per me il tabernacolo della testimonianza, la dimora del divino, la sede dell’umana coscienza, dove discernere tra la presenza e l’assenza del bene.

Qui lo sguardo interiore vigila (benevolo e/o selvaggio) su quanto sta succedendo, dentro e fuori di noi. Qui sensazioni, emozioni, sentimenti e pensiero s’incontrano, si accordano o divaricano. Con riflessi che si ripercuotono all’esterno, a distanze non immaginabili.

“La pace interiore di un individuo può influenzare la società oltre misura” (B. Griffiths) .

Provare gratitudine é un sentimento di riconoscenza per un beneficio (ricevuto o non) che si manifesta come un dono, in un essere vivo e aperto. Una forma di Grazia che attiene al vedere da vicino, senza giudizio, all’entrare in risonanza sia con la bellezza del creato, sia con il dolore degli esseri senzienti. Può capitare di percepire così un cuore più spazioso, che risuona di bellezza e compassione, di silenziosa preghiera.

Come coltivare questa qualità? Ognuno ha il suo modo di esplorare. Per quanto riguarda me, ho una preferenza sul dare valore ad ogni elemento della realtà manifesta (e non), con cui, con attenzione, mi capita di entrare in contatto, provando ad accoglierlo così com’é e discernendo, con animo tranquillo e il più possibile privo di pregiudizio cognitivo, i modi dell’interazione interdipendente.

Cosa può aiutarmi a mantenere stabile questo atteggiamento di gratitudine? La coltivazione dell’attitudine all’ascolto profondo, che per quanto mi è dato di comprendere, passa sempre per un’umile, vigile e stabile presenza (nepsis) di uno spirito (coscienza) connesso e consapevole, in grado di vedere con chiarezza, da una dimensione meditativa profonda, l’insorgenza ed il radicarsi della sofferenza portata dalle forme di attaccamento, confusione e avversione, e nutrire, per quanto ci é possibile, una dimensione più saggia, armonica e compassionevole del vivente.

Ricerca

La ricerca artistica, scientifica e poetica, per dare frutti, necessita di una mente aperta, capace di esplorare e cogliere la realtà, nella sua più nascosta complessità, al fine di darne una rappresentazione, autenticamente (validamente) originale, in grado di resistere nel tempo alle prove di falsificabilità.

Dalla qual cosa si ricava che la qualità dei frutti, in tutti e tre i campi, discende comunque dalla qualità dell’autore e dei criteri utilizzati.

Pensieri

In quanto credente amo agire secondo coscienza, perché non vedo altro modo di restare vivo.

La coscienza è una necessità dello spirito, sia nel credente sia nell’ateo.

Tecnica mnemonica Basta un lieve profumo di …

Tecnica mnemonica.

Basta un lieve profumo di “realtà” per ricordare un’intera città.

Esempio: un uomo va al mercato. Sua moglie gli ha chiesto di comprare:
a) zucchine
b) patate
c) cappuccina
d) sedano
e) banane

Come fa il nobiluomo a ricordarsene?

Non so quale metodo impiegate voi, quanto a me procedo nel modo seguente:

step n.1 – trasformo gli oggetti da ricordare in sillabe : ZU – PA – CA- SE- BA;
step n.2 – dò significato alla serie di sillabe, come di seguito: “zuppa” “case ” “bari”
step n.3 – l’ultimo passaggio consiste in un salto psico-emozionale e sensoriale : immagino l’odore della zuppa che sale dalle case di una via della città di Bari.

Ne sento salire l’odore fino all’ippocampo, indovarsi nella memoria più profonda e lì restare finchè non ci sarà bisogno di recuperarla.

Provate anche voi, funziona.

Luz

Meno d’un vuoto guscio di mandorla,
consumato con fede sulla pietra,
orlato e fischiante
tra i denti di un bambino.

In un giorno festoso di fine inverno ricordo…

In un giorno festoso di fine inverno, ricordo strofinavamo sulla pietra dura la mandorla racchiusa nel suo guscio, fino a consumarla nel centro panciuto (omphalos), da entrambi i lati. Dopo averne estratto il seme amaro, il guscio divieniva un fischietto da tenere tra le labbra e i denti, per noi bambini festosi.

Trapassato, da parte a parte, il piccolo strumento risuona del suo vuoto, intorno al respiro che l’attraversa, in entrambe le direzioni. Solo il pensarci mi rinnova ricordi e promesse, ogni volta dimenticate, riguardo al tempo che resta.

Mi ha colpito, a fine estate, vedere i mandorli spogli, con i loro frutti appesi, come dolori antichi.

Come immaginare un’altra primavera?

La coscienza e gli Argonauti della noosfera

“La coscienza collega il nostro io con le esperienze degli eventi e ci consente di comprendere la nostra esistenza come entità pensante, rendendoci responsabili delle nostre azioni” – scrive Rita Levi-Montalcini (2004), intendendo per coscienza uno “stato di consapevolezza della nostra esistenza come entità individuale”.

Se questa è la funzione che RL-M attribuisce alla coscienza, resta da conoscere dove tale funzione si svolge. RL-M insiste sul fare riferimento al lobo limbico e alle strutture sottocorticali e diencefaliche del cervello (il circuito di Papez) quali “strutture deputate all’elaborazione ed estrinsecazione dell’emozione, e cioè di uno stato affettivo che esplica un ruolo di fondamentale importanza per la sopravvivenza dell’individuo e della specie”.  Il sistema limbico, per questa funzione, é visto dunque come una sorta di apparato rice-trasmittente, per la coscienza,  del flusso continuo di dati emergenti  dagli stati emozionali.

Ecco, io ritengo che la funzione della coscienza individuale sia sempre orientata alla sopravvivenza della specie. Ed in questa funzione le emozioni esercitano un ruolo guida. Orbene, le emozioni si manifestano in modo universale nelle diverse specie, uniformemente ripetitive nella singola specie e talvolta nella comunità di appartenenza, ma hanno un risvolto di unicità nell’individuo, a motivo del come (dell’abitudine alla quale) la coscienza ha avuto modo di conformarsi nel suo costante interagire nel tempo.

Perché ciò accade? Perché la funzione della coscienza è di operare, in continuità, per l’unificazione dell’esserci (spazio-temporalmente), del conoscere e dell’ agire, secondo criteri umanamente riconoscibili di bellezza, verità e giustizia, in armonia con la libertà di scelta e l’autenticità di espressione. Cose queste ultime che risultano connesse, per l’appunto, con l’unicità dell’individuo, che di per sé può essere coraggioso o pavido, ma resta sempre un essere umano, degno di vivere libero, perché tale è stato creato.

Riguardo al ruolo delle emozioni RL-M ci ricorda che esse “sono armoniosamente coordinate sia quando si esplicano nell’attacco all’oggetto che ha provocato la reazione emotiva, sia quando si traducono nella fuga” (il famoso fight or fight di W.B. Cannon).

La forma di combattimento tuttavia, a parer mio, può essere anche nonviolenta, o persino ridursi ad una forma di semplice espressione vitale. In tal caso il semplice restare, insistere, perseverare in una posizione dettata da una buona coscienza, costituisce una necessità spirituale, un atto che indica un restare umani, piuttosto che una forma di resistenza attiva o passiva ad un’autorità, di questi tempi perseguibile da una legge disumana, non in grado di riconoscere il diritto alla cura delle necessità spirituali, al soddisfacimento delle quali, insisto, la coscienza si orienta nell’indicare la rotta più giusta per la sopravvivenza della specie, in accordo con il restante della Creazione.

Non è sempre stato questo il fine di ogni spedizione verso l’ignoto degli Argonauti d’ogni tempo?

Non è questo il “vello d’oro” capace di scrutare l’orizzonte e riportarci a casa?

Non è questo il compito attuale degli Argonauti della noosfera?

La bussola dell’esistenza non è forse la coscienza?