Egocentrato. Aggrappato all’Ego. Prigioniero dell’ego. Chi è prigioniero dell’ego? Me stesso? Chi? Se mi metto alla sua ricerca, cosa trovo? Muscoli, ossa, organi, cellule, sensazioni, emozioni, pensieri, sentimenti. In uno spazio energetico in evoluzione costante. Delimitato. In continuo scambio multidimensionale (materiale, energetico, immateriale). Cos’altro? C’è un dentro e un fuori. Me ne accorgo? Un sentire e volere. Un fermarsi ed andare. Conoscere ed agire. Chi fa questo?
Se provo a considerare “me stesso” una confederazione (unificazione) di “sé” (e di celule) in connessione spazio-temporale, posso aspirare a ricercare un’armonia interiore e dell’interno con l’esterno. Così che un dialogo conoscitivo si avvia, muove verso l’ignoto, rilassato e attento.
La conoscenza si lascia meglio avvicinare da una mente che si mantiene aperta, disponibile ad ascoltare (con un cuore giovane) senza desiderio di trattenere per sé solo. Il premio è la meraviglia. Lo stupore del dono. La gratitudine.
“Cosa è possibile conoscere?” – s’interrogava Kant – “Cosa è doveroso fare. Cosa è lecito sperare?” Il limite della conoscenza è inconoscibile. È doveroso fare il bene ed evitare di fare il male. E’ lecito godere della meraviglia
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