dicembre 2008 Nell’arco di un paio d’anni ho…

dicembre 2008.

Nell’arco di un paio d’anni ho preso buona confidenza con la forma degli haiku e ne ho scritti a sufficienza, tanto da aver voglia di mutar genere. L’estrema sintesi poetica alla quale si viene costretti rischia di strangolare parte del sentimento e della libertà espressiva. Per altro verso lo scrivere haiku ha fatto si che entrassi in relazione più intima con la natura,  familiarizzando con il qui ed ora. Ecco, ora ho bisogno di tornare a parlare del mio sangue, della passione autentica che mi scalda il cuore.

Fëdor Michajlovič Dostoevski mi travolge. Le sue lettere sono così  intrise di verità, il suo pensiero così netto, convincente, compiuto, da disarmarmi. Concordo sull’assunto che l’uomo é mistero, e il viverlo in verità mi sembra l’unica via [degna di essere percorsa ] possibile.

La pratica quotidiana di consapevolezza mi richiama a questo impegno, sebbene non mi senta quasi mai all’altezza del compito. L’intenzione c’é ed é radicata e forte nel mio essere fin da bambino. Nel vederla riaffiorare provo la sensazione viva dell’assetato che si accosta all’acqua sorgiva. Poi mi capita di riaffondare nelle sabbie fangose della sopravvivenza.

Mi chiedo cosa so veramente dei fiori dei ciliegi.

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