2.1.2002
Le stanze sono fredde. Seduto, le gambe si intorpidiscono fino a far male. Le smuovo in cerca di sollievo. Mi capita di riflettere sulla vergogna e sul senso di colpa. Parti luminose e ombrose del nostro modo di essere che stentano ad essere accettate semplicemente per quel che sono: transitorie espressioni.
Seduto, respiro. Deposito. Irrequietezza. Vorrei di già essere limpido, vedere chiaramente e pacificamente intorno a me. Muovermi attento e vivo, in ogni passo presente. Si tratta di un’aspirazione che sfiora il desiderio di ottenere uno stato di ‘speciale benessere’. Da quando ho smesso di parlare ho un’urgente necessità di scrivere.