Virus ambiente e salute in un mondo globale…

Virus, ambiente e salute in un mondo globale e iperconnesso

Per quali motivi stiamo assistendo ad un crescendo di decretazione da parte del Presidente del Consiglio in tema COVID-19?

Non si comprende il perché di tutta questa preoccupazione, allarme e restrizione delle libertà. Da parte mia ritengo che l’intera arte medica, in questi casi, non può ridursi alla formula “trova il virus e uccidilo” e nel frattempo stai lontano dai tuoi simili.
In quale scenario ci troviamo? Verso quale orizzonte evolve la situazione?
Il primo punto da sottolineare è che l’attuale preoccupazione relativa all’emergenza COVID-19 può probabilmente essere correlata alla maggiore capacità di “rilevazione e caratterizzazione di virus” (come già accaduto a suo tempo per l’influenza aviaria, OMS 2015), piuttosto che a fondati elementi di particolare letalità del virus stesso. Quali sono del resto i dati sperimentali riguardo all’intrinseco potere biocida del virus?

Inoltre l’esplosione, relativamente recente, del numero di scambi e movimenti di persone in un mondo globalizzato, in presenza dell’emergenza di nuove popolazioni virali, con i loro specifici tassi di crescita e di evoluzione, sono tali da poter determinare preoccupazioni crescenti in una popolazione iperconnessa, esposta all’allarme quotidiano di cartografie google che amplificano, con un rosso divampante, un modestissimo fenomeno . A quanto pare si è determinato un evento straordinario di mortalità, localizzato spazio-temporalmente nella città di Wuhan nel periodo di gennaio-febbraio. A cosa può essere dovuto? Cominciamo con il prendere in considerazione, per intanto, n. 2 ipotesi.

Ipotesi 1 – esposizione a SARS COV-2
Riguardo a questa ipotesi vorrei semplicemente ricordare che la spagnola provocò tassi di mortalità estremamente elevati: circa 50-250 decessi /100.000 abitanti, mentre nel caso corrente la mortalità imputata alla COVID-19 risulta inferiore a 1 decesso/100.000 abitanti (!). Tale ipotesi non si regge in piedi anche per un altro motivo: nelle province della Cina esterne allo Hubei non si sono manifestati eccessi di casi di malattie respiratorie gravi rispetto al dato di fondo e nei medici ed infermieri venuti a Wuhan dalle altre province non si sono verificati affatto casi, i quali sono invece rimasti limitati (per morbilità e letalità) al solo personale sanitario di Wuhan (presumibilmente esposto alla stessa nube di smog come la popolazione generale). Cosa davvero ben strana per una malattia contagiosa altamente trasmissibile, no? O vogliamo definire casi quei pochi anziani contati sul palmo di una mano, in una popolazione di 1 miliardo e 400 milioni di persone? E poi, dove sono i dati anatomo-patologici caratteristici della COVID-19? Chi li ha pubblicati? Quanti sono? Che caratteristiche mostrano?

Ipotesi 2 – eccesso di inquinamento ambientale + agenti biologici abituali
A favore della seconda ipotesi giocano i dati ambientali di inquinamento, ben evidenti alle rilevazioni satellitari NASA (associazione positiva tra nuvola densa di inquinanti e comparsa dei casi e associazione positiva di scomparsa della nuvola di inquinanti e cessazione dei casi). Tale ipotesi trova un precedente illustre nel famoso (per gli epidemiologi almeno) caso del 1952, quando a Londra per il “great smog” (smog= smoke + fog) si ebbero 10.000 morti per patologie respiratorie gravi. Allora il numero di morti, per soli 5 giorni di smog, fu enorme (anche perché non si disponeva delle attuali tecnologie in rianimazione). Anche allora si determinò una crisi di panico paranoideo e si ipotizzarono attacchi non convenzionali da parte dei russi. L’evento ebbe almeno una soluzione positiva dal momento che portò, di conseguenza, alla chiusura delle industrie allora presenti all’interno della città. La causa patogena principale fu poi identificata nell’esposizione all’ anidride solforosa e agli ossidi di azoto. Da tenere a mente che gli ossidi di azoto ed il materiale particolato fine aumentano nell’ambiente, in assenza di pioggia. E quest’anno a gennaio e febbraio la pioggia è stata davvero scarsa. Se l’ipotesi è veritiera dovremmo aspettarci una riduzione progressiva della mortalità (sulla popolazione generale) nel tempo ed una diluizione del fenomeno fino a non poterlo più distinguere dallo sfondo della naturale mortalità per patologie cronico-degenerative alla quale siamo abituati nell’attuale era (utile in tal senso il confronto con i dati di mortalità e incidenza delle polmoniti e influenza degli ultimi 20 anni.

Va da sé che se l’ipotesi n. 1 si dimostra inconsistente, le misure draconiane di limitazione delle libertà individuali risultano non solo ingiustificabili, ma possono costituire un danno alla salute della popolazione, nonché ingiustificato allarme e procurato attentato alle libertà costituzionali repubblicane. Per quanto sopra, sarebbe bene che il Governo, alla luce di una rivalutazione del dato di realtà, ritirasse i DPCM emessi nell’ultima settimana e riportasse la vita del Paese alla normalità.

Infine proviamo a considerare perché tutto questo è accaduto. Immagino per semplice pregiudizio cognitivo (Effetto Dunning-Kruger), in base al quale capita che le persone incompetenti non solo non riescano a riconoscere la loro incompetenza, ma possano sentirsi a tal punto sicuri di essere invece competenti da spingere ad adottare misure dannose, non basate sulle evidenze scientifiche e neppure sul buon senso. Sta tuttavia ad un leader capace chiedersi sempre se sta fomentando o aiutando questo particolare pregiudizio cognitivo e, nel caso se ne renda conto, porvi fine. Mai nella storia dell’umanità si era giunti a vietare i funerali per un nonnulla. La misura è colma.

3 pensieri riguardo “Virus ambiente e salute in un mondo globale…

  1. Sergio, ti sei chiesto perché i medici e gli infermieri delle province fuori dallo Hubei non hanno evidenziato casi ? I virus possono essere stati contenuti nello Hubei se da lì sono fuggiti 4 milioni di persone?

  2. 1) Il tasso di mortalità non è un rapporto morti/abitanti, ma è un tasso morti/abitanti x tempo. Il tasso di mortalità della spagnola riguarda i morti in due anni, quello della Covid-19 è calcolato sui morti in pochi mesi. Non sono paragonabili.
    2) La spagnola si chiama così perché ne parlavano solo i giornali spagnoli, mentre negli altri paesi vigeva la censura di guerra. Si diffuse dal Kansas agli USA e da lì venne portata in Europa dai militari americani senza alcuna misura di contenimento. La Cina ha isolato la provincia di Hubei 23 giorni dopo il primo allarme, tre giorni dopo la certezza che era possibile il contagio da uomo a uomo. Non sono paragonabili.
    3) La Covid-19 non è pericolosa perché letale in sé, ma perché provoca una percentuale di malati critici molto maggiore di quella dell’influenza. Nella provincia di Hubei la mortalità è molto più alta che nel resto della Cina perché lì le strutture sanitarie sono state presto saturate (tanto che hanno dovuto costruire nuovi ospedali a tempo di record). Giappone e Corea del Sud contano molti meno morti rispetto a noi perché sono i due paesi che hanno il più alto numero di posti letto per 1000 abitanti (rispettivamente 13 e 12), noi contiamo oltre 1000 morti perché ne abbiamo quattro volte meno (3 posti letto per 1000 abitanti). I morti aumentano rapidamente dove i malati critici non riescono ad avere tutti un’assistenza adeguata. È questo il problema.
    Come dice il prof. Pier Luigi Lopalco, è inutile blaterare di letalità, sono i malati che mandano in tilt il sistema.

  3. Non ho i dati ne le competenze, per discutere le tue ipotesi. Mi vene un dubbio sui dati di letalità del Covid 19.
    Se coresponsabile è l’inquinamento (come sicuramente è) dovrebbe aumentare la mortalità anche con una semplice influenza.
    Comunque sono d’accorso, sulla eccessiva paura istigata, sul fatto che certi provvedimenti possono bloccare tutto.
    Se tutti i lavoratori stanno a casa, saltano rifornimenti, problemi nelle forniture ecc,
    Un saluto Giorgio

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