paccuppannañca yo dhammaṃ, tattha tattha vipassati
asaṃhīraṃ asaṃkuppaṃ, taṃ vidvā m’ anubrūhaye
Egli osserva minuziosamente, ovunque si trovi, qualsiasi dhamma presente;
avendolo conosciuto, si dedica a cio’ che e’ irremovibile, incrollabile.
Trovo questi pochi versi di grande sostegno alla pratica ed un invito ad aver fiducia nel risveglio ( che é possibile, a portata di mano, addirittura permanente).
Sembrano suggerire che avendo visto, conosciuto, compreso i fenomeni che sorgono di continuo, da un (saggio) punto di vista capace di discernere ciò che é vero da ciò che é illusorio, é possibile liberarsi dell’ignoranza e scegliere con determinazione di coltivare la propria innata natura.
Mi sembra un invito a praticare quelli che B. definisce i fattori del risveglio, senza posa (giorno e notte), accertandosi della loro presenza e rendendoli stabili, incrollabili.
Il punto di svolta potrebbe essere nella continua capacità di discernere e scegliere tra ciò che é salutare e non (per tutti gli esseri senzienti), ad un livello reso quasi inconscio (samadhico), concentrato sulla coltivazione di un “atteggiamento – come scrive Chandra Candiani in “Il silenzio è cosa viva”- verso di sé prima di tutto e poi verso il mondo, verso gli altri, non solo gli esseri umani ma anche verso gli animali, i vegetali, l’ambiente che ci circonda e che chiede la nostra cura e non vede l’ora di restituirci altrettanta segreta cura” .
Quindi un’ intenzione di bene coltivata e purificata, resa equanime.
Oggi é giorno di Teshuvah (ritorno) per l’ebraismo. Una giornata animata dal suono dello Shofar ( https://www.facebook.com/ComunitaEbraicaDiRoma/videos/1162310190624919/ ) che rinnova il richiamo a quello spirito di intimità e fiducia … che restituisce forza, energia all’agire d’ogni giorno. Buona Teshuvah.