sulla coscienza

La coscienza  può essere definita come “un flusso di dati di sintesi” riferibile a miliardi di input che l’organismo acquisisce ed elabora nel corso del tempo, in relazione alle molteplici variazioni delle funzioni vitali  che interessano  l’ambiente interiore ed esteriore, psichico e fisico,  dell’individuo. Tali dati, che affluiscono in continuum, sono elaborati e condotti a sintesi (nel tronco encefalico?) dopo integrazione con le funzioni corticali cognitive ed immaginative, proiettate sullo schermo della mente e quindi memorizzate. E’ possibile una coscienza artificiale? Se la coscienza fosse unicamente una modalità di trattamento di dati materiali e immateriali (una sorta di sistema operativo), dalla quale emerga come esito una mappa cangiante del complesso stato di esistenza in vita individuale, al netto delle interrelazioni con il restante universo vivente, si potrebbe essere tentati dal rispondere si, potrebbe essere. Ma quali sono le basi ontologiche della coscienza umana? Come conoscerle e riprodurle? Non basta, temo, l’intero corredo di sensazioni, emozioni, percezioni e sentimenti per produrre una coscienza umana.Il risultato non potrebbe che essere un sottoprodotto scadente, una copia opaca e smorta, in quanto priva dell’imprinting “misterico” che non si presta a disvelamento. Preferisco raffigurami la coscienza come una bussola in grado di indicare la rotta verso la sopravvivenza propria e della specie, che muove verso l’istante che viene un soggetto fiducioso e ben motivato. E così facendo, muove un insieme di mondi intorno a sé.

Nella città di Rosa/10

10. A te dedico il tempo che mi resta
che bruci come incenso profumato
d’erbe montane innanzi alla tua porta
e s’alzi nell’oscura notte in canto
che a te piacendo m’indichi la via
che talvolta intravedo e mi rapisce
e poi mi lascia e ancora mi richiama
all’ordine di albe senza veli.

Nella città di Rosa/9

9. E sveglio sono, fuori sotto il cielo
gravido ancora di copiosa pioggia,
incamminato sulla via petrosa.
Null’altro ho in mente che l’amato sguardo
che su di me radioso si riversa
quando mi tiene tra amorosi sensi
e fa del cuore un lesto corridore
un fiato perso sotto le lenzuola.

Nella città di Rosa/8

8. Quell’impetuoso giallo di ginestra
che su per l’erta costa si diffonde,
esplode come un canto dentro il tufo
e innalza al cielo le terrestri forme
da rinnovati slanci rianimate.
Il vostro amato e disiato volto
mia sconosciuta Signora mostrate
ché una rosa fresca  vi ho portato.

Nella città di Rosa/7

7. Quel solitario monte d’occidente
che sotto oceano assale con fragore
tra selvagge fragranze d’orchidee
e i venti uniti sferzano sul capo
m’apparve in sogno qual giardino in fiore.
Un’isola in eterna primavera
che offre al seme rigoglioso il ventre
e dà rifugio a chi naufrago giunge.

Nella città di Rosa/6

6. Sull’acqua s’ergeva la cattedrale
con possenti murate di granito
colonne scolpite a canne d’organo
sostenevano un abside di cielo
dove unico affresco era la luna.
Come sale nel vento va la mente
a posarsi su ricordi assolati.
Veniva per mare il pellegrino!

La città di Rosa/5

5. Quale demone oscuro stravolge le menti
ed arma il braccio d’audacia omicida?
Che accade? Bruciano poveri Cristi,
sui prati in fiore sta il sangue rappreso
al fuoco nero vengono le donne
con i loro bambini stretti al petto
e un pianto solo tutte le accomuna.
Per quanto… perché dura questa notte?