Ammettiamo pure che la presenza e l’agire del vivente possa condizionare, in termini di interdipendenza, lo spaziotempo. Cosa ne deriverebbe? Quale genere di interazione è lecito aspettarsi o semplicemente immaginare? Essendo il vivente parte dello spaziotempo in evoluzione, è plausibile che il suo influsso sia in qualche modo correlato all’entità della sua forza relativa. Di tale entità il singolo uomo e l’intera specie costituiscono un’inezia infinitesimale che con fatica è possibile provare a confrontare con la restante. E dunque? Anche il più folle agitarsi dell’umanità sulla trama spaziotemporale non dovrebbe lasciare che una lieve impronta, impercettibile, nella storia dell’universo. Ma, mentre accade, quel semplice evento non costituisce forse qualcosa di significativo per la dimensione spaziotemporale più prossima? In quanto spazi animati e interagenti, gli esseri viventi, nel loro agire e svanire, modificano gli spazi interrelati, la qualità degli scambi in essere e le potenziali forme in divenire, secondo il principio di causa – effetto, in un ampio spettro di possibilità, che può spaziare dalla felicità piena alla completa distruzione. Gli esseri viventi sono senzienti: provano piacere, dolore e non solo. Tale qualità, ben definita e delimitata sul piano fisico a particolari spettri di fenomeni sensoriali, rende l’umanità pressoché cieca riguardo all’universo e costretta a immaginare e costruire un mondo di riferimento in funzione dei suoi limiti. Immaginare la forma vivente quale parte (in continuità) dello spaziotempo può rappresentare una modifica sostanziale del processo cognitivo e delle modalità di acquisizione ed elaborazione del dato di realtà, al punto da lasciar prevedere un cambiamento dei comportamenti stessi ed un affinamento della stessa capacità di sentire. Inoltre, la consapevolezza delle conseguenze, che il proprio agire può avere sugli altri viventi, permette un naturale sviluppo di un’attenzione cosciente e di un sincero rispetto verso le molteplici forme del vivente. L’interdipendenza diviene un concetto comprensibile che attiene all’appartenenza, al pericolo e alle potenzialità di sviluppo, se non all’ attenta “presenza” del vivente nella sensibile trama che lo sostiene.
Ammettiamo pure che la presenza e l’agire del…
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Pubblicato da pasquale valente
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