Un accenno di maestrale aveva rinfrescato la terrazza, esposta al sole del tramonto. Già ne guadagnava la trasparenza dell’aria e la forza dei colori. La casa del vecchio Luca era posta in cima ad un sentiero che dal porto saliva su in paese costeggiando le alte spalliere di fichi d’india, i cespugli di mirto ed un sottile canneto. Oltre questo una florida bouganvillea nascondeva alla vista dei più la bianca costruzione di pietra al cui fresco riparo Luca aveva affidato gli anni della sua vecchiaia. La balaustra bianca si stagliava con nitore sul mare delimitando un recinto familiare ai pensieri del vecchio. Al culmine della calura estiva tornavano a sorprenderlo gli odori delle stoppie e il calore che dal pietrame continuava ad erompere fino a sera, corrompendo l’aria con l’aroma dolciastro dei fichi d’india. Sopra ogni cosa lo rassicurava il ritrovarsi ad attraversare spazi accecanti di luce, come una lucertola della sua infanzia. Si, una lucertola. Questo poteva definirsi in quei giorni di acme della canicola. E come una lucertola percorreva oziosi sentieri tra le pietre bianche del villaggio, lungo scombinati pensieri. Il vecchio Luca si soffermava ad osservare l’isola lontana, posandovi sopra uno sguardo denso, capace di sfiorare il profilo del monte e riportare alle dita l’aspra rugosità del costone. Lenzuola bianche oscillavano ancora fresche, sulla terrazza, assorbendo luci ed ombre. In quale dimensione era assorto il vecchio? In quale tempo o ricordo si era inoltrato? Quale sentiero odoroso percorreva la sua mente? Bruscamente, ancora muto, aveva ripreso a grattarsi il capo, sopra l’orecchio destro. Lo sguardo perso sul mare, apparentemente privo d’emozioni. Continue variazioni del paesaggio mentale venivano a visitarlo, come portate da un moto ondoso sul filo di un orizzonte sempre nuovo. Il profilo delle isole nitidamente tornava a impressionargli la retina, con l’azzurra densità della lontananza invincibile. Tutta la vita aveva speso nel tenere lontano da sè quell’isola del desiderio, dove ragazzo aveva assaporato il sogno, la dolcezza e il dolore. Invincibile, il suo cuore aveva oltrepassato montagne di giorni, oscure angosce e urticanti fatiche, chiuso come uno scudo vermiglio sul mondo. A difesa di cosa? Per chi e per cosa aveva vissuto? Aveva vissuto?
Sebbene continuasse a porre domande a se stesso, non sperava più di ricevere una qualche risposta. Si accontentava di rilevare la freschezza resistente della vinca rosea, l’intensità della rossa macchia di gerani, l’assenza di fioritura della piombaggine nelle ciotole di terracotta agli angoli della terrazza e l’odore del mare che la brezza leggera gli portava. Assorto, sedeva.