Negli ultimi giorni mi è capitato di vedere “L’uomo che verrà” e di leggere “La variante di Luneburg” : due opere ben fatte che mettono a fuoco la ineluttabilità della sofferenza umana, un cerchio al quale non è dato fuggire, se non sul piano della speranza. Ma la natura ha in serbo sempre un’altra primavera, così l’umanità. Ogni volta è lecito ricercare un nuovo inizio. Posso scegliere, ora, di non causare sofferenza, di lasciar andare la sofferenza, di imparare dalla sofferenza. Impariamo ogni volta che torniamo attenti, aperti, dialoganti. Ogni volta che sospendiamo il giudizio facciamo un passo che ci avvicina alla nostra umanità, imperfetta e colma di meraviglia. Cosa temiamo? Aprire lo sguardo al dolore, nostro e del mondo, è necessario per riconoscerci, per essere insieme, per scegliere di fare ciò che responsabilmente è bene fare. Alle strette, mi riprometto continuamente di esserci, di spalancare la prigione dell’io e respirare come un faggio ben radicato. Si può imprigionare lo spirito? Può alcun orizzonte contenerlo?
Aprire lo sguardo

Pubblicato da pasquale valente
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bene evidenziare responsabilmente penso sia fondamentale per affrontare la sofferenza ed imparare da essa, ma soprattutto per riconoscere i propri desideri e rischiare di realizzarli! ciao