Curioso.
Il meccanico dai capelli rossi porta scritto sulle spalle “Tempesta”.
Compare mentre racconto a D. la trama del libro di Maurensig “La tempesta. Il mistero del Giorgione”, che sto leggendo da qualche giorno. In un modo o nell’altro il tema della tempesta ritorna alla mia attenzione, come una tranquilla presenza che chiede d’essere ascoltata. Ieri l’altro ho assistito alla proiezione del film dei fratelli Coen “A serious man”. Nella scena finale un uragano si profila all’orizzonte. In primo piano giovani adolescenti attendono attoniti. L’analogia della scena filmica con la tela del Giorgione è notevole, solo che lo spazio umano e lo sfondo minaccioso della natura appaiono nel fim più ravvicinati. L’attonito, misterioso istante che viene, attraverso il varco scenografico del mondo apparente, ammutolisce il vivente manifestando l’impossibilità d’essere colto, conosciuto, immaginato nel suo evolvere. Al tempo stesso, qui, ora, quel manifestarsi scanzonato, sulla tuta blu d’un meccanico, a chiare lettere, sbriciola la minaccia in una onesta scrollata di spalle.
Finiamo di bere il tè ed usciamo.
Piove appena.