Sulla magica retta del paesaggio umano, raccolti, allineati, i saggi sostengono le montagne, con i loro cuori puri, vuoti germogliatori di mondi nuovi. Nulla più che un formicaio la città eterna, nel nascente lucore dell’alba. Quassù un multiforme concerto d’erbe, alberi e uccelli.
Profumano le pesche, non colte. Oscillano le scure cime dei cipressi al fiato della luna. Ripiego le mie ossa e ancora m’addormento, al nuovo giorno.
grazie Giulia,
il riferimento a Riemann ha a che fare con la dizione di un piano vitale complesso, descritto da un asse reale ed uno immaginario… una realtà non banale e tuttavia percettibile, come un profumo di pesche.
Riemann il matematico?
molto bello lo scritto, una superficie oscillante e l’odore “delle pesche non colte”
Ciao !