L’atto di tornare e ritornare con lo sguardo sull’altro, fa sì che lo si possa riconoscere per quello che è: un essere vivente come noi, degno di attenzione e rispetto. Nell’atto di guardare l’altro, con occhi nuovi, non discriminatori, sta la possibilità di fare spazio all’ascolto, alla comprensione e allo scambio reciproco e cresce anche la possibilità di trovare in noi stessi i segni della nostra umanità. Il dolore, la gioia, la tristezza, la fragilità e la speranza che incontriamo fuori di noi trovano altresì un vulnerabile spazio interiore, così che non c’è più separazione tra il prendersi cura del nostro simile e di noi stessi. Il rispetto di sé, come dell’altro accrescono poi il grado di umanesimo e fanno della vita sociale un’esperienza solidale preziosa, da difendere sempre. Il Presidente Obama colpisce dritto al cuore perchè vede la realtà umana del suo paese, la racconta con rispetto e promette di prendersene cura responsabilmente. La condivisione del rispetto è infine il frutto più saporito, che può essere esportato ed è un richiamo religioso alla responsabilità comune nei confronti della vita. Ed è per questo anche che il tentativo di Obama merita rispetto e sostegno.