La parola data vola dinanzi a te, come la freccia scoccata dall’arco.
Non puoi richiamarla a metà volo…
dal Ramayana
La parola data vola dinanzi a te, come la freccia scoccata dall’arco.
Non puoi richiamarla a metà volo…
dal Ramayana
Dal momento che il mutamento è continuo occorre familiarizzare il più possibile con esso ed accettarlo, a partire dalle proprie cellule. Come diceva il giovane poeta sudamericano Xavier Heraud "mai ne rido della morte, solo mi capita che non ho paura di morire tra gli alberi e gli uccelli" . La conoscenza del mistero della vita passa anche attraverso l’accettazione della sofferenza e della propria morte. La pazienza, quello specchio che ci permette di vedere di riflesso il mondo e di coglierne le potenzialità, nel bene e nel male, può essere un valido aiuto.
tra due universi
un esile ponteggio,
un arco d’uomo.
passi felici
anche s’intravedono,
di tanto in tanto.
scorrono foglie:
sono vive preghiere
appena scritte.
Vivo in grazia di Dio. In quale impronta del tempo mi ritrovo? Che cosa, di buono, posso fare? Come? Qual’è il primo passo? Non identificarsi con il senso di colpa. Sentirsi liberi di essere se stessi, dare spazio ai propri sogni, aprirsi agli altri, andare a ritmo con il nostro universo, ovunque esso stia andando. Già. Ma dove stiamo andando? E’ importante? Non credo. Tutto muta, perchè preoccuparsene? Nel chiuso desiderio i pensieri ammuffiscono, si fanno lividi e oscuri, collassano come bolle di sapone attorno al nulla. Il tempo batte un’ora gentile. Cerulei bruciano i minuti. Sai dirmi come nascono gli universi? In quale notte feconda si sprigiona la scintilla? Giungiamo a Te felici? Come il fiume all’oceano, come il bambino alla madre, come il canto delle zampogne a Natale?
attorno al pozzo
molteplici universi,
la stessa acqua.
Non mi affascinano le cantine, le catacombe, i tunnel e le terre cave. La porta senza porta è uno stato di coscienza attraverso il quale stare con la realtà così com’è, con sensi svegli, cuore aperto ed una chiara visione mentale. Coltivare l’orizzonte è possibile? E una questione a parer mia di buone idee praticabili e di massa critica.
Risuona il tempo al passo della vita, respira il cielo e t’ascolto attento. Qui, ora, un suono d’uomo si diffonde … su e giù lungo i frattali d’universi multiformi, per nuovi spazi dove mai sarò se non un eco del canto che t’ innalzo.
Vibra il sentiero
di sottili riflessi
ad ogni passo.
Ora, dove corrono le galassie? In quale stagione è l’universo? Dove va a morire il fuoco ignoto? Che pure è qui con me nell’inverno? Come aprirsi al tempo presente, per sempre? Alla goccia che eternamente si distacca e in sè ricade e si disperde? Mentre cerco di vivere m’accorgo che pure sto morendo. E’ un continuo andarmene sul sentiero, passo dopo passo, tra notti, giorni, gelo, sole e quant’altro ci spetta. E non mi consolano le tracce che lascio sul terreno.
Il processo di conoscenza si attiva per esplorazioni successive in un punto d’incontro (un crocicchio di eventi), che è dato dalla libertà e dalla fede (fiducia). Quel punto è sorgente di creatività e disseta come acqua di roccia in un deserto. E lo dico per esperienza diretta, di entrambe le cose! Conditio sine qua non affinchè il processo di conoscenza s’inizi, si avvii e si mantenga è l’umiltà dell’esploratore. La rinuncia al Sè ci rende disponibile la meraviglia. E’ vero? Come scopriamo quel che c’è da fare? La scelta è tra armonia e disarmonia. La vita ha un senso se scegliamo di vederlo.
L’ uomo, in quanto individuo che possiede conoscenza, non è completamente se stesso; la mera informazione non lo rivela. Ma, come persona, è un essere organico che ha il potere intrinseco di selezionare gli avvenimenti del suo ambiente per farli propri .
da: "Il mondo della personalità" di Rabindranath Tagore
Solo seguendo le orme divine della bellezza è possibile non cadere nell’orrore della vacuità, o della follia o della vuota realtà condizionata e continuare a vivere della realtà assoluta, che potremmo anche chiamare "campo vitale unificato" o Vita. In tal caso l’uomo si orienta in modo unipolare, autocentrandosi e autoregolandosi in armonia con la sfera celeste. Come una galassia in Sè, racchiudendo molteplici dimensioni. La vita è un campo unificato aperto, di cui è bene prendersi cura con amore.
In un trapezio di cielo luna angelicale e vento a scompigliare le chiome montane. In silenzioso dolore si piegano gli ulivi. Un grido, un uccello. Tutto coincide, in un anello d’orizzonte. Si tace ciò che per pudore gli amori nascondono. Un andare e venire di cuori in tempesta. Forse calerà il vento? Forse un porto mi aspetta? A volte lo spero, a volte resisto. Un guscio di noce nell’oceano. Annotta.
Naturalmente vorremmo che i nostri figli non soffrissero, che potessero avere la capacità di accedere al mistero della felicità adoperandoci con pazienza e rispetto per spingerli lontano dalle fonti di sofferenza, con mille accorgimenti più o meno abili, ruvidi o sottili. Dimenticando che la forza autentica cresce esattamente nell’esperienza personale del dolore. Nella capacità che ognuno ha di rialzarsi dopo una caduta e di sviluppare, nonostante tutto, le sue motivazioni profonde, condividendo umanità e vulnerabilità con i suoi simili. A ben vedere il mistero dell’altro si rivela unicamente dinanzi all’umiltà, ad uno sguardo aperto, non giudicante, che sa stare, con amore, semplicemente con quel che c’è, privo di aspettative ed apprensioni.
Dunque la nuvole passano, l’una sull’altra, come se nulla fosse. Il nostro breve dialogo è terminato senza alcuna rassicurazione se non nel merito della questione più profonda. Queste righe passeranno il tempo e ti giungeranno quando sarò altrove. Ho fede che non dimenticherai la tua promessa.