Se le parole dette restassero per sempre nell’universo, apparirebbe evidente la necessità, forse il dovere, di prendercene cura. La scrittura avrebbe il compito di sostenerci fisicamente in tale impegno, disegnando una memoria cosciente del vivere. Quando anche fossimo nella condizione opposta, per la quale ogni gesto, parola e azione fossero consegnate al nulla, quali effimere manifestazioni d’un vivere insensato, ancor più sarebbe necessario insistere sulla cura assoluta della parola, come d’ogni atto, poichè nell’istante si consumerebbe compiutamente, in forma e sostanza, ciò che veramente siamo. Comunque il richiamo è all’esattezza, alla retta parola, allo stare con la vita così com’è.