se ne va dietro
ad un tango gitano
Roma, stasera.
se ne va dietro ad un tango gitano…
se ne va dietro
ad un tango gitano
Roma, stasera.
se ne va dietro
ad un tango gitano
Roma, stasera.
Se le parole dette restassero per sempre nell’universo, apparirebbe evidente la necessità, forse il dovere, di prendercene cura. La scrittura avrebbe il compito di sostenerci fisicamente in tale impegno, disegnando una memoria cosciente del vivere. Quando anche fossimo nella condizione opposta, per la quale ogni gesto, parola e azione fossero consegnate al nulla, quali effimere manifestazioni d’un vivere insensato, ancor più sarebbe necessario insistere sulla cura assoluta della parola, come d’ogni atto, poichè nell’istante si consumerebbe compiutamente, in forma e sostanza, ciò che veramente siamo. Comunque il richiamo è all’esattezza, alla retta parola, allo stare con la vita così com’è.
tra spazio e tempo
il suono del silenzio
apre la mano.
(haiku dedicato a MCC)
gli occhi gentili
della morte aspettano
pazientemente.
riluce l’erba,
leggerezza respiro
sul far del giorno.
La quantità di cose che si potevano leggere in un pezzetto di legno liscio e vuoto sommergeva Kublai; già Polo era venuto a parlare dei boschi d’ebano, delle zattere di tronchi che discendono i fiumi, degli approdi, delle donne alle finestre…
da: “Le città invisibili”
di Italo Calvino
fili di luce,
tra le rughe del pino
una formica.
caldi di sole,
venti passi di terra
ho conosciuto.