Spoglia è la notte,
sul sentiero del cigno
torna il viandante.
Mese: ottobre 2007
Tre soli passi per recidere il dubbio in…
Tre soli passi,
per recidere il dubbio,
in piena luce.
Cosa ti manca voce che rinasci prossima al…
Cosa ti manca, voce che rinasci, prossima al suolo come la linfa
dell’olivo che ghiacciò l’inverno scorso?
Il tempo divino che occorre per riempire questo vaso,
sì, nient’altro che amare questo tempo deserto e pieno di luce.
La pazienza per far vivere un fuoco sotto un cielo fugace,
l’attesa comune di un vino nero,
l’oro delle arcate aperte quando il vento
ha ombre che battono sulle tue mani pensose
da: “L’uva di Zeusi”
di Yves Bonnefoy
La tramontana ora scuote e secca le foglie…
La tramontana ora scuote e secca le foglie. Mi assorbe il carminio slavato delle mura. Rapito dal tempo, quello che manca e quello che resta, m’interrogo. Che farne? Sull’impiantito di larice si muovono passi lenti, premono sulla trama modulando una stridula voce di brigantino alla deriva. Imbarcato per sempre, alla volta di un infinito ritorno. Tra la via sacra e la nuova, incamminato, silenziosamente. Con zenzero e curcuma si strofina l’autunno, nuovamente profuma il sole di spezie, incendiandosi, sopra un cavallo al tramonto. Un barlume di luce, che difendo con il corpo, giorno dopo giorno. Quante volte è già successo?
Il dio è giorno notte inverno estate guerra…
Il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà carestia, e si altera così come il fuoco, quando è mescolato a spezie, viene chiamato secondo il profumo di ciascuna
S’imprime il fuoco d’autunno nelle foglie Le scuote…
S’imprime il fuoco
d’autunno nelle foglie.
Le scuote il vento.
Copiosamente piove tutta la notte Sul confine dell’alba…
Copiosamente piove, tutta la notte.
Sul confine dell’alba cerco rifugio.
Dai monti ammucchiati, al promontorio, all’arcipelago, fino alla nuda lama che separa solo mare e cielo: una grande falce è l’orizzonte e va mietendo ogni istante, ogni raggio, ogni pensiero.
Gocciola il ferro battuto della scala a chiocciola, gocciola tempo misurato sul nitido respiro.
Cosa resterà di queste pietre? Qualche frammento. Di noi neppure quelli. Preparo il tè.
Il bollore vociante dell’acqua apre le foglie ai loro amari ricordi di terra.
Ne assaporo le tracce, la storia fumante, scandita dai gesti.
L’ osservo compiersi, ripetutamente. Da un altro fuggevole istante.