E’ l’aquilone.
Nella veste di Vega
si è impigliato.
Mese: settembre 2006
E la sorgente Cammina rispondesti controcorrente
E la sorgente?
“Cammina – rispondesti-
controcorrente”.
Il vento passa Rapide le nuvole ci abbandonano…
Il vento passa.
Rapide le nuvole
ci abbandonano.
Conversando con Chandra Livia Candiani sulla poesia a…
Conversando con Chandra Livia Candiani sulla poesia.
a cura di Giorgio Morale
Pini sul cielo Fuggevoli bellezze vi riparano
Pini sul cielo.
Fuggevoli bellezze
vi riparano.
Sapore di tè in fondo alla teiera Diluvia…
Sapore di tè
in fondo alla teiera.
Diluvia a sera.
Diluvia intorno mi tuffo nel tuo grembo acqua…
Diluvia intorno,
mi tuffo nel tuo grembo,
acqua, ricordi?
Nacqui sul Nene M’impastò il neolitico con sangue…
Nacqui sul Nene.
M’impastò il neolitico
con sangue e argilla.
Fu stanotte che varcammo l’equinozio Cuociamo il pane…
Fu stanotte che
varcammo l’equinozio.
Cuociamo il pane.
Sputa e cammina fisarmonica in spalla dietro la…
Sputa e cammina,
fisarmonica in spalla,
dietro, la vecchia.
Di là dal muro mi aspettano i cipressi…
Di là dal muro
mi aspettano i cipressi
per rinverdirmi.
I nuovi getti dei cedri con un tocco…
I nuovi getti
dei cedri con un tocco
commuove il sole.
Tacciono i grilli In ascolto perplesso E’ quasi…
Tacciono i grilli.
In ascolto, perplesso.
E’ quasi l’alba.
Ginestra in fiore Giallo sparso e raggiante Salendo…
Ginestra in fiore.
Giallo sparso e raggiante.
Salendo al monte.
E scorre l’acqua nella via nel pensiero vuoto…
E scorre l’acqua
nella via, nel pensiero
vuoto risuono.
Tesse l’orchestra Cuce i cieli strappati un filo…
Tesse l’orchestra.
Cuce i cieli strappati
un filo d’archi.
Siede e sorride sul treno polveroso le nude…
Siede e sorride
sul treno polveroso
le nude guance.
Canti d’amore Nel petto profumano accesi carboni
Canti d’amore.
Nel petto profumano
accesi carboni.
Qui anche il verde odora di petrolio siamo…
Qui anche il verde
odora di petrolio,
siamo in città.
Ti accorgi luna E’ un bottone d’argento Roma…
Ti accorgi luna?
E’ un bottone d’argento
Roma, stanotte.
Canto ionico
1.
Per le prosciugate colline del sud
all’ estrema punta risale il treno
dove solo gli ulivi centenari
– nostra mediterranea memoria –
vedono nei palmi neri del cielo
il disegno luminoso dei giorni
sui quali i nostri figli s’affacciano
sollevando schiumose baraonde
2.
Sul mare d’Omero la nave turca
solcando il mezzogiorno assolato
s’azzuffa svelta con le ondose creste,
le irrequiete membra d’un vecchio dio,
lasciando gli uomini sfidarsi a carte
con beffardi sorrisi sotto i baffi
mentre un pudico velo copre il capo
alle donne raccolte tutte insieme
3.
Questo giorno ha gli occhi d’una bambina
che cerca un volto e presto si ritrae al
riparo del chiuso corpo materno
nel timore d’esser presa dal suo gioco.
L’occidente un sofferente Narciso
che non conosce il suo volto di terra
il vuoto sguardo abbandonato al nulla.
Filacciano le vesti all’arrivo.
4.
Appena un istante prima di sera
alla pensione di Omero siamo giunti
e beviamo vino sulla terrazza
seduti su bei vetusti tappeti
con la piccola Selciuk d’intorno
mentre un tranquillo cielo serale
accoglie l’arrivo delle cicogne
improvviso e sublime sulle teste
5.
Portata dall’insistente scirocco
chiama a raccolta la voce del muezzìn
che va tessendo il cielo con un filo
di preghiera che fugge dove il sole
nasce, rigogliosa di suoni dolci
come mandorle, datteri e albicocche
Questo paese ha volti silenziosi
colmi di sguardi neri dietro i veli.
Neppure i cani s’odono abbaiare.
II
6.
Nell’antica chiesetta bizantina
in quella bella e ombreggiata Priene
seduto sulla pietra ottagonale
vado dunque interrogando la storia
dei silenzi profondi e degli incanti
vado ricordando il tempo nel quale
il mare carezzava le montagne
con la sua voce perenne.
7.
Qui nel tempio d’Apollo a Didymaion
venivano a conoscere il futuro
anime pietose in cerca di cure
rincuorate da queste stesse pietre
che il sole, il vento e i passi dell’uomo
hanno reso tenere ai sentimenti
e quanto più sensibili al dolore
e accoglienti nell’ultima ora
8.
Qui nel tempio d’Apollo scrivo versi.
Non a chiedere vaticinii vengo,
già mi basta assaporare l’attimo
che mi vive, il sogno che mi nutre,
ma ad invocare la pace del cuore
l’umana pace che popoli lontani e
diversi sulla terra tiene insieme
con la forza d’un delicato sogno.
9.
Fragile, disperato desiderio
di nutrirsi fino a saziarsene
d’ogni passione anche dell’ultima
dell’insensato morire che attende.
L’ultimo sole nel tempio infiamma
le gote dei viandanti del nostro tempo
e li trova smarriti, impreparati
nell’indicibile soffio divino.
10.
Quale paura ha issato queste pietre?
Quale amore le ha tenute insieme?
Quale filo aggiunge le nostre vite
alle molte già perdute nel tempo?
Cosa dicono le sacre vergini?
Non sono cambiati santi e furfanti
in questi brevi millenni trascorsi,
perché moltiplicarne le copie?
III
11.
Un volto giovane, duro e furente
incrociammo al caffè di Mumcular
come una pietra rotolata a terra
dal fianco sbrecciolato della rocca.
Per un tempo smisurato sentimmo
crescere l’acre odore della zuffa
a volte basta un nulla per rovesciare
il tranquillo destino degli uomini.
12.
Sotto il fresco ligustro bevo caffè
e assaporo i versi di Salomone.
Dove riposa la mia Sulamita?
La vedrò fiorire tra queste mani?
Sul cancello del giardino fiorito
s’intrecciano il fico e il melograno.
L’ulivo, il pino, l’uva e il mandarino
fanno ombra all’orto verdeggiante.
13.
Tuffati nelle mie acque profonde
con un solo balzo senza timore
abbandonati a quest’aperto istante
alla mano nascosta che sostiene
al fresco abbraccio del tenace amore
che alla vuota nudità conduce
eco dell’infinito desiderio
che tutto in sé ogni volta richiama.
14.
L’agile caicchio vola sull’onda
con ali di sale spumeggianti
innanzi all’onda corre come il figlio
fa con la gonna dell’amata madre
La brezza rasserena le cicale
tesse storie per la notte che viene
fluttuazioni di suoni offerti agli dei.
Marte rosseggia solo, senza luna.
15.
La notte è chiusa in sé come uno scrigno
sigillato dalla luce di Vega
e nulla trapela dei suoi segreti
di quel mistero che ogni stella stringe
nei suoi bagliori da un perduto tempo
giunti stanotte in fuggitiva corsa
a trapassarci e a trascinarci altrove
con una nuova memoria d’amore.
Chi s’accorge di te la prima volta il…
…Chi s’accorge di te la prima volta
-il vicino lo turba, e il battere dell’ora-
cammina curvo sull’impronta tua
come carico di compiti e di anni.
Solo più tardi la natura avvicina,
e sente i venti, le vastità,
ode te, sussurrato dalla piana campagna,
vede te, celebrato dalle stelle,
e non potrà mai più dimenticarti,
e tutto, altro non è che il tuo mantello.”…
da “Il libro d’ore”
di Rainer Maria Rilke
Ci separano due fugaci millenni l’ombra di un…
Ci separano
due fugaci millenni
l’ombra di un noce.
alla casa di Orazio